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martedì 7 ottobre 2014

SCUOLA – Il Mef getta la maschera: in calo fino al 2035 la spesa pubblica per l’Istruzione rispetto al PIL



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 Il finanziamento statale per le nuove generazioni si ridurrà progressivamente di quasi un punto percentuale (dal 4% al 3,2%), per via di ulteriori tagli al personale e il previsto calo delle nascite. Eppure in Europa siamo già in coda alla classifica per investimenti per il settore: peggio di noi fa solo la Romania.

 

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): siamo anche l'unico Stato dell'Ocse che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria, a dispetto di un incremento medio del 62% degli altri Paesi dell'area. E i nostri docenti sono anche tra i meno pagati. Come si fa a parlare di 'Buona Scuola' con queste prospettive?

 

La spesa in rapporto al PIL che lo Stato Italiano si appresta a sostenere per l'Istruzione pubblica è destinata a decrescere: da una proiezione realizzata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, ripresa dalla rivista Orizzonte Scuola, risulta che fino al 2035 il finanziamento pubblico a favore dell'istruzione delle nuove generazioni si ridurrà progressivamente di quasi un punto percentuale (dal 4% al 3,2%). Per poi risalire, ma solo leggermente, sino ad attestarsi al 3,4% almeno fino al 2060.

 

Tra i motivi del decremento, spiega il Mef, vi è dapprima la necessità di spendere ancora meno soldi per il personale scolastico, continuando quindi a mantenere la linea dei tagli agli organici avviata nel 2008 dall'ultimo Governo Berlusconi, attraverso la Legge 133/2008, che ha già portato alla soppressione di 200mila posti tra docenti e Ata. Successivamente, dopo il 2018, la riduzione di investimenti sarebbe giustificata dal calo delle nascite.

 

Il sindacato reputa questi dati di tendenza in palese contraddizione con la politica del rilancio del settore intrapresa dall'attuale Governo: le proiezioni stonano, in particolare, con le sempre più frequenti dichiarazioni rilasciate dal presidente del Consiglio, come con le intenzioni di investimento contenute nelle linee guida della 'Buona Scuola', orientate ad un cambio marcia a favore di una scuola e un corpo insegnante di qualità. Ma come si fa ad ottenere questo obiettivo senza investimenti adeguati? Vale la pena ricordare che oggi in Europa siamo gli ultimi per sostentamento all'istruzione, peggio del nostro Paese sta solo la Romania.

 

"L'Italia – ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è anche l'unico Stato dell'Ocse che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria, a dispetto di un aumento in media del 62% degli altri Paesi dell'area: rimaniamo quindi ampiamente sotto la media UE, in cattiva compagnia di Spagna, Croazia, Bulgaria, Lettonia e Romania. Nell'ultimo anno sono, persino, aumentate dal 25% al 100% le tasse richieste dalle Università agli studenti accademici fuori corso".

 

"Davvero emblematico, come esempio di trascuratezza del nostro Stato verso il settore, è il trattamento economico che viene riservato ai docenti italiani: mentre dalla relazione Eurydice 2014 emerge che "nella stragrande maggioranza dei Paesi, gli stipendi degli insegnanti aumentano con l'anzianità di servizio", in Italia sempre l'attuale Governo si sta verificando la possibilità di arrivare ad un nuovo contratto eliminando gli scatti stipendiali. Come se le buste paga dei nostri docenti non fossero già oggi tra i 4 e i 5 punti percentuali sotto il costo della vita", conclude Pacifico.

 

La linea da intraprendere sarebbe, invece, quella tracciata di recente nel primo rapporto internazionale sull'Efficienza della spesa per l'educazione, condotto da Peter Dolton, esperto mondiale di economia dell'educazione della London School of Economics: tra i motivi della inefficienza della scuola italiana, si legge nel rapporto ci sarebbe l'elevato numero di alunni per classe e il pessimo trattamento economico dei docenti. Il risultato di questa politica miope è la collocazione della nostra scuola al 23esimo posto della classifica di 30 paesi Ocse. Dal rapporto però emerge che si potrebbero ottenere dei risultati Pisa ai livelli ragguardevoli della Finlandia, se solo riducesse il rapporto insegnante-allievo da 10,8 a 8,2 (-24,4%). Ma anche se si aumentasse la busta paga dei docenti dalla media attuale di 31.460 dollari a 34.760 dollari.

 

Per approfondimenti:

Scuola, gli stipendi degli insegnanti iniziano ad aumentare (in Europa) – Il Sole 24 Ore del 7.10.2014

 

Relazione Eurydice 2013/14

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