Premessa.
Il consumo di droghe tra i giovani (essenzialmente spinelli) e' un fenomeno assimilabile alla natura umana, soprattutto giovanile: quella che cerca soddisfazione nel mettere il proprio corpo e la propria mente di fronte al difficile, all'estremo, fino al proibito. Motivo per cui, per esempio, molti giovani (e non solo) non sono soddisfatti di bere una birra, ma ne devono trangugiare almeno cinque, oppure -nello sport- non gli basta un trekking ma aspirano come minimo al parapendio. E, per restare in ambito droghe (come l'alcool della birra), se ad uno stomaco dilatato dall'ingestione di cinque birre possono sostituire uno spinello con gli stessi effetti inebrianti delle cinque birre, non e' detto che facciano peggio.
Fatta questa premessa e tornando ai nostri licei, gli assertori del metodo repressivo credono forse di aver avuto successo con i blitz dell'altro giorno e quelli futuri dove, forse, pizzicheranno anche qualche disperato del terzo/quarto mondo mentre vende lo spinello al sedicenne? Probabilmente faranno desistere il consumo a scuola (che, da quanto ne sappiamo, non ci sembra endemico), ma non influiranno in nessun modo sulle abitudini presenti e future dei giovani liceali al di fuori del contesto scolastico.
Bisogna per questo invitare i giovani a farsi gli spinelli? No, ma sarebbe un miglior investimento di soldi ed energie usare le forze dell'ordine non in show coi cani (che hanno piu' senso in un aeroporto), ma per spiegare agli studenti cosa sono le droghe (tutte, incluse quelle legali): quali i loro effetti e, soprattutto, i pericoli dell'attuale situazione di illegalita', con un mercato clandestino in cui l'offerta dello spinello e' spesso affiancata a quella di altre sostanze molto pericolose come pasticche (metamfetamine varie) e cocaina, che gli spacciatori cercano di vendere perche' lucrativamente piu' interessanti per loro.
A nostro avviso uno studente informato e' molto meglio di uno studente annusato. Il primo valutera' in tutti i contesti con coscienza quello che sta per fare; il secondo vedra' crescere il se' il desiderio di trasgressione.
Purtroppo questi blitz scolastici sono figli di un metodo che fino ad oggi e' sempre risultato perdente. Perche' se -stante la legislazione proibizionista per alcune sostanze- le azioni di polizia vanno bene contro i narcotrafficanti della criminalita' organizzata, le medesime azioni sono inutili davanti e dentro le scuole superiori: dove, invece che sull'offerta (lo spaccio e il possesso), sarebbe opportuno agire sulla domanda (il consumo) con consapevolezza e informazione tali che inducano i giovani a evitare di farsi male.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
Il consumo di droghe tra i giovani (essenzialmente spinelli) e' un fenomeno assimilabile alla natura umana, soprattutto giovanile: quella che cerca soddisfazione nel mettere il proprio corpo e la propria mente di fronte al difficile, all'estremo, fino al proibito. Motivo per cui, per esempio, molti giovani (e non solo) non sono soddisfatti di bere una birra, ma ne devono trangugiare almeno cinque, oppure -nello sport- non gli basta un trekking ma aspirano come minimo al parapendio. E, per restare in ambito droghe (come l'alcool della birra), se ad uno stomaco dilatato dall'ingestione di cinque birre possono sostituire uno spinello con gli stessi effetti inebrianti delle cinque birre, non e' detto che facciano peggio.
Fatta questa premessa e tornando ai nostri licei, gli assertori del metodo repressivo credono forse di aver avuto successo con i blitz dell'altro giorno e quelli futuri dove, forse, pizzicheranno anche qualche disperato del terzo/quarto mondo mentre vende lo spinello al sedicenne? Probabilmente faranno desistere il consumo a scuola (che, da quanto ne sappiamo, non ci sembra endemico), ma non influiranno in nessun modo sulle abitudini presenti e future dei giovani liceali al di fuori del contesto scolastico.
Bisogna per questo invitare i giovani a farsi gli spinelli? No, ma sarebbe un miglior investimento di soldi ed energie usare le forze dell'ordine non in show coi cani (che hanno piu' senso in un aeroporto), ma per spiegare agli studenti cosa sono le droghe (tutte, incluse quelle legali): quali i loro effetti e, soprattutto, i pericoli dell'attuale situazione di illegalita', con un mercato clandestino in cui l'offerta dello spinello e' spesso affiancata a quella di altre sostanze molto pericolose come pasticche (metamfetamine varie) e cocaina, che gli spacciatori cercano di vendere perche' lucrativamente piu' interessanti per loro.
A nostro avviso uno studente informato e' molto meglio di uno studente annusato. Il primo valutera' in tutti i contesti con coscienza quello che sta per fare; il secondo vedra' crescere il se' il desiderio di trasgressione.
Purtroppo questi blitz scolastici sono figli di un metodo che fino ad oggi e' sempre risultato perdente. Perche' se -stante la legislazione proibizionista per alcune sostanze- le azioni di polizia vanno bene contro i narcotrafficanti della criminalita' organizzata, le medesime azioni sono inutili davanti e dentro le scuole superiori: dove, invece che sull'offerta (lo spaccio e il possesso), sarebbe opportuno agire sulla domanda (il consumo) con consapevolezza e informazione tali che inducano i giovani a evitare di farsi male.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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