Così risponde il sindacato ai supposti problemi “di
mismatch disciplinare e territoriale” evidenziati oggi dalla Fondazione
Agnelli, perché gli insegnanti che il Governo immetterà in ruolo la prossima
estate “non sono quelli di cui la scuola avrebbe bisogno: troppi al Sud (dove
ci saranno meno studenti) e troppo pochi di materie come la matematica”.
Marcello Pacifico (presidente Anief): il problema è quello
sull’equivoco mai superato tra organico di fatto e di diritto. E, di
conseguenza, sull’utilizzo indiscriminato negli ultimi venti anni in Italia dei
contratti a termine, come ben sottolineato dalla Corte di Lussemburgo a fine
novembre, ma mai evidenziato dai conniventi sindacati più rappresentativi. È
per questo motivo che oggi l’Anief chiede al legislatore di creare una fascia
aggiuntiva delle GaE, dove collocare tutto il personale abilitato. E chiede
nello stesso tempo ai tribunali di stabilizzare tutti i lavoratori, anche non
docenti, che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, prescindendo dalla
presenza o meno nelle graduatorie.
L’assunzione di 150mila docenti precari della scuola non comporta alcun “boomerang
per la scuola” né problemi “di
mismatch disciplinare e territoriale”, come oggi ha sostenuto sul
Corriere della Sera la Fondazione Agnelli, poiché gli “insegnanti che si
stanno per assumere non sono quelli di cui la scuola avrebbe bisogno: troppi al
Sud (dove ci saranno meno studenti) e troppo pochi di materie come la
matematica”.
Così risponde l’associazione sindacale Anief all’approfondimento critico realizzato
dalla fondazione torinese sugli effetti della prossima storica stabilizzazione
degli insegnanti nella scuola italiana decisa dal Governo e finanziata con la
Legge di Stabilità 2015: si tratta di un risultato che deriva dalle tante battaglie
condotte a partire dal
2010 dallo stesso sindacato autonomo, quando denunciò il danno prodotto ai precari italiani, costituendosi in Corte
Costituzionale, cui seguirono migliaia di ricorsi presentati nei tribunali del
lavoro italiani, che si vanno a sommare alla miriade di denunce pervenute alla
Commissione Europea, proprio per l’incompatibilità della normativa nazionale
rispetto alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all'accordo
quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a termine.
Ora, dopo che la Corte di Giustizia
europea ha dato piena ragione alla tesi del giovane sindacato, lo scorso 26
novembre, con il Governo costretto, non è certo un caso, ad assumere per la
prima volta in una sola annualità così tanti docenti precari, si sostiene che queste
assunzioni nascondono “problemi di equità” territoriale e pericoli di “qualità
del profilo professionale” per mancanza di adeguata esperienza per una parte di
prossimi docenti da assumere.
“Non c’è nessuno squilibrio tra docenti e posti del Nord e del Sud –
ribatte Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir
– perché il personale verrà assunto sulla base di graduatorie di merito conseguenti
a concorsi pubblici e a tirocini abilitanti: in tutti i casi, anche in
occasione dei più recenti corsi di abilitazione organizzati attraverso i Tfa, i
candidati docenti sono stati sempre selezionati sulla base di un numero di
posti vacanti determinato dagli Uffici scolastici regionali”.
“Il vero problema, piuttosto, è quello sull’equivoco mai superato tra
organico di fatto e di diritto. E, di conseguenza, sull’utilizzo indiscriminato
negli ultimi venti anni in Italia dei contratti a termine, come ben sottolineato
dalla Corte di Lussemburgo a fine novembre, ma mai evidenziato dai conniventi sindacati
più rappresentativi. È per questo motivo, proprio perché è stata evidenziata
questa stortura, che oggi l’Anief chiede al legislatore di creare una fascia
aggiuntiva delle GaE, dove collocare tutto il personale abilitato. E chiede
nello stesso tempo ai tribunali di stabilizzare tutti i lavoratori, anche non
docenti, che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, prescindendo dalla
presenza o meno nelle graduatorie”.
Il sindacato dice quindi basta ai messaggi riportati da certi studi e
rapporti nazionali, che non tengono conto della completa certificazione
dell’esistente e dei diritti di tutti i lavoratori precari: su questo punto, rispetto
alla realizzazione dell’organico di fatto del personale, anche il Governo ha
ammesso di aver sbagliato, annunciando un censimento sui posti effettivamente
liberi di cui però si sono perse le tracce. E comunque cautelandosi, proponendo
con ‘la Buona Scuola’ una parte delle assunzioni su organico funzionale, quindi
anche su posti non disponibili, a costo di assumersi più di qualche rischio
rispetto alle esigenze della didattica.
In conclusione, Anief respinge sul nascere qualsiasi polemica sulla
collocazione geografica dei posti e sulle aree di provenienza dei prossimi
docenti da assumere. Come non reputa proficuo, per il sistema scuola, parlare
di sbilanciamento delle assunzioni su alcune materie piuttosto che su altre. I
punti fermi, per i quali occorre battersi sono, invece, la salvaguardia dei
diritti di stabilizzazione per almeno 60mila docenti abilitati ma fuori dalla
GaE, che rischiano di rimanere precari a vita. E di tutti coloro che hanno
svolto almeno tre anni di servizio su posti liberi. Il sindacato conferma che
si impegnerà al massimo per tutelare questi lavoratori, in Parlamento e nei
tribunali della Repubblica.
Per approfondimenti:
16 febbraio 2015
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