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martedì 24 febbraio 2015

SCUOLA – Precariato, il maxi indennizzo ai prof supplenti danneggiati è un successo dell’Anief ma non serve


Il giovane sindacato reputa le cifre rese pubbliche in queste ore non adeguate a risarcire i precari danneggiati, perché equivalgono a nemmeno la metà di quanto spetterebbe loro come indennizzo equo. 

Inoltre, non si comprende per quale motivo a beneficiarne sarebbero solo 5mila supplenti, a fronte di un milione e mezzo di contratti annuali stipulati negli ultimi 15 anni.

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): gli indennizzi equivalgono a meno della metà del dovuto e il numero di beneficiari è ridicolo: come si fa a coinvolgere negli indennizzi meno dello 0,5% del personale che ne avrebbe diritto? Non si possono fare piani governativi e di ritorno alla legalità sulla pelle di chi è stato sfruttato una vita. Se le cose stanno così, saremo costretti ancora a recarci in tribunale.

Prende largo l’ipotesi del maxi-indennizzo per i precari “storici”: oggi la notizia è stata rilanciata dalla stampa nazionale, secondo cui starebbe prendendo corpo “l’ipotesi di un "maxi-indennizzo", studiato per "tamponare" gli effetti della sentenza Ue di fine novembre scorso che ha bacchettato l'Italia per l'eccessiva reiterazione dei contratti a termine (oltre il limite legale dei 36 mesi). Ai professori che hanno lavorato da 3 a 5 anni con rapporti a termine su posti vacanti e disponibili verrebbe riconosciuto, a domanda, un "risarcimento" di 2,5 mensilità. Che sale a 6 mensilità se gli anni di insegnamento "a termine" sono da 5 a 10, e si arriva a un massimo di 10 mensilità per "precariati" di oltre 10 anni”.

L’Anief ritiene una vittoria questo risultato, frutto di anni di lotte sindacali. Tuttavia reputa le cifre rese pubbliche in queste ore non adeguate a risarcire i precari danneggiati, perché equivalgono a nemmeno la metà di quanto spetterebbe loro come indennizzo equo. Inoltre, non si comprende per quale motivo a beneficarne sarebbero solo 5mila supplenti, a fronte di un milione e mezzo di contratti annuali stipulati negli ultimi 15 anni. Ora, se è vero che si trattava di supplenze fino al 30 giugno, è altrettanto vero che l’80% si sono svolte su posti vacanti, ad iniziare da tutti quelli sottoscritti in deroga per gli insegnanti precari sul sostegno.

“Si tratta di un numero ridicolo – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – dovuto al fatto che al Miur non hanno provveduto a realizzare un vero censimento sui posti effettivamente liberi e da destinare alle immissioni in ruolo. Come si fa a coinvolgere negli indennizzi meno dello 0,5% del personale che ne avrebbe diritto? Se le cose stanno così, il sindacato ha già deciso: sarà costretto a rivolgersi ai tribunali, per ottenere quanto dovuto”.

“Non si possono fare piani governativi e di ritorno alla legalità sulla pelle di chi è stato sfruttato una vita, svolgendo il medesimo lavoro, con le stesse responsabilità, dei colleghi di ruolo. Certo, il nostro sindacato si rallegra del fatto che, dopo tanti anni, finalmente il Governo sembrerebbe pagare dei risarcimenti per ripagare il personale della mancata stabilizzazione: rappresenta una presa d’atto rilevante. Allo stesso tempo ricorda, però, che il principio va esteso a tutti coloro che ne hanno diritto e non ad una sparutissima minoranza. Inoltre, a quegli stessi precari vanno accordati i pagamenti degli scatti stipendiali relativi alle supplenze e delle mensilità estive non corrisposte”.

Altrimenti – conclude Pacifico – si tratterebbe solo di un provvedimento di facciata. E si continuerebbe a calpestare il diritto comunitario. Quella dell’Anief è una guerra contro chi intende continuare sulla vecchia strada, fatta di soprusi nei confronti di una categoria, i precari, che va tutelata proteggendo il diritto al lavoro e alla giusta retribuzione. Per questo, l’Anief si impegna, sin d’ora, qualora diventerà rappresentativa a seguito delle prossime elezioni Rsu di marzo a ribaltare queste prospettive: i lavoratori hanno diritto ad uno stipendio dignitoso”.

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