L’Esecutivo sta cercando di coprire la decisione presa negli ultimi giorni di ridurre di alcune decine di migliaia di posti la quota di quasi 150mila assunzioni inizialmente indicate come sicure. Ma a questo gioco, l’Anief non ci sta e rilancia il suo piano di stabilizzazioni, non distante da quello proposto in queste ore dal M5S. Il conto è presto fatto: vanno ripristinati i 200mila posti tagliati dal 2006 ad oggi, ci sono poi i 90mila attualmente inseriti in organico di fatto, ma in realtà collocabili tra le supplenze annuali al 31 agosto. A cui vanno aggiunti i 60mila vincitori del prossimo concorso a cattedra.
Marcello Pacifico
(Anief-Confedir): è l’unico modo per tornare a una scuola di qualità. I rapporti Ocse-Ocde,
sempre più sfavorevoli, parlano chiaro: senza risorse umane adeguate, qualsiasi
programma di riforma sarebbe destinato a naufragare.
Sulle assunzioni
il Governo continua a cambiare le carte in tavola con una periodicità
inquietante: nelle ultime ore il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini,
ha detto che sono diventati "180mila gli insegnanti che a settembre
saranno assunti". Nemmeno il tempo di cantare vittoria, per un incremento
inaspettato di oltre 30mila posti rispetto alle 148mila assunzioni previste
dalla prima versione della ‘Buona Scuola’, che dal Miur hanno tenuto a
specificare che, scrive Orizzonte Scuola, “le
180mila assunzioni di cui si è parlato, in realtà, sono
comprensive dei posti che saranno messi al bando per il prossimo concorso. Non è cambiato
nulla, quindi”.
È evidente che, ampliando l’arco temporale delle assunzioni, il Governo sta
cercando di coprire la decisione presa gli ultimi giorni di ridurre di alcune
decine di migliaia di posti la quota di quasi 150mila assunzioni inizialmente
indicate come sicure. Ma a questo gioco, l’Anief non ci sta e rilancia il suo
piano di assunzioni, fatto di numeri veri, non di cifre fluttuanti.
Secondo il
giovane sindacato, i posti liberi su cui poter immettere in ruolo sono
praticamente il doppio di quelli indicati dal Governo: stiamo parlando,
infatti, di circa 350mila assunzioni. Una cifra vicina a quella indicata anche
dal Movimento
5 Stelle, che sempre poche ore fa ha presentato un PdL comprendente “un nuovo sistema di formazione e
reclutamento. Un progetto che può essere realizzato – spiegano dal M5S - eliminando i tagli della Gelmini, come
promesso dallo stesso Partito Democratico e con la diminuzione delle classi
pollaio”.
Secondo l’Anief,
ha ragione il partito d’opposizione, perché il Governo deve prendere atto del
fallimento totale derivato dagli effetti della riforma Gelmini-Tremonti che ha
toccato l’apice con la Legge 133/2008. Il sindacato lo ripete da anni: l’unico
modo per tornare a fornire un servizio scolastico qualificato, degno di un
Paese moderno, passa per il ripristino del tempo scuola e degli organici di 10
anni fa. Facendo tornare in vita i 200mila posti tagliati dal 2006 ad oggi, si
verrebbe infatti a determinare quel rapporto fisiologico tra alunni e docenti
indispensabile per una scuola di qualità. A quei 200mila posti da ripristinare,
vanno poi aggiunti i 90mila attualmente inseriti in organico di fatto, ma in
realtà collocabili tranquillamente tra le supplenze annuali al 31 agosto. E,
per concludere, se si vuole fare un discorso di assunzioni in prospettiva, nel
piano di stabilizzazione vanno considerati anche i 60mila vincitori del
prossimo concorso a cattedra.
“Si tratta di una
quota doppia rispetto a quella prevista e annunciata dal Governo”, spiega
Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, che
ricorda anche come si è arrivati a dequalificare la scuola italiana attraverso
i tagli indiscriminati degli ultimi anni.
Dobbiamo
ricordare che nel 2006 erano 1 milione e 200mila i posti complessivi tra
docenti e personale Ata, contro il milione di oggi. Le risorse umane a
disposizione delle nostre scuole, in pratica, sono state soppresse di un sesto.
Anche perché nel frattempo i vari Governi che si sono succeduti, hanno pensato
bene di ridurre il turn over, con una “stretta” sui pensionamenti senza
precedenti, e di eliminare, sempre di un sesto, il tempo scuola – con quattro
ore di scuola in meno a settimana negli istituti di ogni ordine e grado - e i
posti da assegnare al personale supplente.
“Il risultato di
questo processo di dimensionamento dell’offerta formativa, oltre che quella
delle sedi scolastiche, ridotte da 12mila a poco più di 8mila, ha portato
l’offerta formativa italiana ai minimi storici”, continua Pacifico. “È tutto
dire che, anche se negli ultimi tre anni il numero di alunni è aumentato, il
personale, remunerato con stipendi bloccati dal 2009 e nemmeno più ancorati
all’inflazione, ha dovuto fare fronte ad un impegno sempre più gravoso. Molti
di loro, tra l’altro, sono stati lasciati illogicamente nello stato di
precarietà: basta ricordare che ancora oggi, pur in presenza di un Governo che
sostiene di operare per il bene degli alunni disabili, c’è ancora un terzo
degli insegnanti di sostegno che viene chiamato in supplenza”.
“È esemplare è
anche quanto accaduto agli amministrativi, tecnici e ausiliari, il cui organico
continua ad essere largamente coperto da precari. Un organico, quello degli
Ata, tra l’altro tagliato di un quarto e ancora falcidiato dai tagli con la
Legge di Stabilità 2015, che dal prossimo settembre porterà via altri 2.020
posti. Ricordiamo, infine, come l’introduzione del maestro unico, con
contemporanea soppressione del ‘modulo’ e del docente specializzato in inglese,
abbia portato alla cancellazione di 40mila posti. Con il rapporto
alunni-docenti, costretto inevitabilmente a salire”.
“E che dire della
confusione tra organico di diritto e di fatto, che ha fatto così comodo al
Governo di turno per lasciare tantissimi posti al 30 giugno anziché liberi per
le assunzioni? Il tempo delle ingiustizie verso i precari però è scaduto,
perché se non verranno stabilizzati i 70mila docenti con supplenza priva di
mesi estivi, lo Stato potrebbe arrivare a pagare indennizzi che vanno dai 2 ai
3 miliardi di euro complessivi, con ogni lavoratori che beneficherebbe sino a
50mila euro”.
In conclusione, Anief
non può non fare riferimento ai rapporti Ocse e agli indicatori Ocde,
Education at a Glance, che negli ultimi anni si sono espressi nei confronti
della scuola italiana in modo sempre più negativo e sconfortante. Gli stessi indici
di dispersione italiana, decisamente superiori ai Paesi dell’Est, e
distanti quasi 10 punti dalle indicazioni europee sono più che eloquenti.
“Ecco perché –
conclude Pacifico – diventa oggi indispensabile ripristinare gli organici del
2006: inserire nel piano del Governo 350mila assunzioni, anziché 180mila, è l’unico
modo per tornare ad una scuola di qualità. Senza risorse umane adeguate,
qualsiasi programma di riforma sarebbe destinato a naufragare”.
Per approfondimenti:
Assumere
in ruolo i precari della scuola costerà meno che risarcirli. Lo ribadiamo (Orizzonte Scuola del 23 febbraio 2015)
Riforma
scuola: il MEF a caccia di soldi (Tecnica
della Scuola del 26 febbraio 2015)
Scuola,
resta il nodo degli indennizzi. Concorso per 60mila (Sole 24 Ore del 27 febbraio 2015)
Le
assunzioni saranno 180mila, quante tra GaE, GM, GI e nuovo concorso? (Orizzonte Scuola del 28 febbraio 2015)
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