1)
Per la prima volta, viene proibito l’uso del dizionario
nel corso delle verifiche scritte, ma non per i candidati di arabo, cinese,
giapponese e portoghese;
2)
Difformità sul livello “di padronanza delle discipline
stesse, nonché la relativa capacità di capacità di trasmissione e di
progettazione didattica”, oltre che “di comprensione e conversazione”: per
inglese francese, tedesco, spagnolo e portoghese è richiesto il C1 del QCER; per
Arabo il livello indicato si ferma al B1; mentre per cinese e giapponese non è
nemmeno indicato (potrebbe bastare il livello A1?);
3)
La bozza generale del concorso riporta che “per le classi
di concorso di lingua straniera la prova orale si svolge interamente nella
lingua stessa”, ma questa regola varrà solo per la lingua inglese, francese,
spagnolo, tedesco e portoghese, perché l’allegato A del bando riporta che la
prova orale di arabo alle superiori (ambito disciplinare n. 5, a24) “si svolge
in parte in lingua araba”, con eccezioni previste pure per cinese e giapponese.
Marcello Pacifico (presidente Anief): il
Miur verifichi queste incongruenze, perchè un eventuale trattamento diversificato
degli aspiranti docenti di lingue straniere, durante le prove scritte e orali,
non sarebbe ammissibile. In caso contrario, se il testo del bando e degli
allegati rimanessero immutati, l’amministrazione scolastica si renderebbe artefice
di un’organizzazione del concorso con prove troppo diverse l’una dall’altra. Una
circostanza che potrebbe dare vita a richieste ufficiali di chiarimento, anche in
sede giudiziaria.
Se la
bozza del prossimo concorso a cattedra per assumere 63.712 docenti dovesse
essere pubblicata così come risulta oggi, ci ritroveremmo di fronte
all’ennesimo documento iniquo e approssimativo: perché oltre alle immotivate
esclusioni dei
giovani laureati, dei precari non
abilitati con 36 mesi di servizio, dei docenti
di ruolo, oltre che degli specializzandi
nel sostegno e abilitandi nelle discipline, vanno aggiunte delle
incongruenze nello svolgimento delle prove d’esame che speriamo possano essere
eliminate all’interno della versione finale del bando in pubblicazione prevista
per
i primi giorni di febbraio.
Una di
queste incongruenze, segnalata da più candidati al sindacato e che Anief comunica
oggi pubblicamente a sua volta all’amministrazione scolastica, è la curiosa decisione
di far svolgere le prove di lingua straniera, scritte e orali, con modalità
diverse. Scorrendo la
bozza dell’allegato A del bando selettivo, scopriamo che la verifica
scritta di inglese, francese, spagnolo e tedesco sarà fatta realizzare ai
candidati senza l’utilizzo del dizionario.
Premesso
che, in base alle conoscenze del sindacato, ci troveremmo dinanzi al primo
concorso pubblico per docenti in Italia che proibisce l’uso del dizionario, apprendiamo
con ancora più meraviglia che per le lingue arabo, cinese, giapponese e
portoghese sarà invece consentito l'uso del dizionario. In questo caso sia
monolingue che bilingue. Chiediamo quindi conto al Miur i motivi di questa
differenziazione. Come se lo stanno chiedendo tanti candidati al concorso, che
scrivendo all’Anief hanno anche ricordano che le prove selettive “si devono svolgere sempre in modo equo:
quindi il dizionario, si deve utilizzare per tutti o non usare per nessun
candidato. Ancora di più quando si tratta di discipline affini”.
Ma il
diverso trattamento dei candidati all’insegnamento delle lingue straniere non finisce
qui: perché sempre nella bozza del bando di concorso, si richiede pure un livello
differente “di padronanza delle discipline stesse, nonché la relativa capacità
di capacità di trasmissione e di progettazione didattica”, oltre che “di
comprensione e conversazione nella lingua straniera prescelta”. Anche in questo
caso il “metro” utilizzato cambia con il tipo di lingua: se per inglese
francese, tedesco, spagnolo e portoghese è richiesto il livello C1 del QCER (Quadro
Comune Europeo di Riferimento per le Lingue), per Arabo il livello indicato si
ferma al B1. Mentre per cinese e giapponese non è nemmeno indicato (si desume
che in questo caso potrebbe anche bastare il livello A1. E qui emerge una
seconda disparità.
Tuttavia,
è sulla prova orale che l’amministrazione dovrà senza ombra di dubbio rimettere
mano prima della pubblicazione della versione finale del testo. Perchè se “per
le classi di concorso di lingua straniera la prova orale si svolge interamente
nella lingua stessa” (come giustamente indicato nel comma 3 dell’articolo 7
della bozza generale del concorso), questa regola sul piano pratico varrà
solo per la lingua inglese, francese, spagnolo, tedesco e portoghese: scorrendo
ancora la bozza dell’allegato A del bando, si evince che per la prova orale di arabo
alle superiori (ambito
disciplinare n. 5, a24) “si svolge in parte in lingua araba”. Con delle
deroghe alla norma ‘madre’ anche per il cinese, per il quale è stata accordata
una “eccezione della parte dedicata alla simulazione dell’attività didattica in
classe, che sarà svolta in italiano”, e pure per il giapponese, nella “parte
dedicata alla simulazione dell’attività didattica in classe che potrà essere in
parte svolta nella lingua di uso in classe”.
“Chiediamo
pubblicamente al Ministero dell’Istruzione – dice Marcello Pacifico, presidente
nazionale Anief - di verificare queste incongruenze: un eventuale trattamento
distinto e iniquo degli aspiranti docenti di lingue straniere, nel corso dello
svolgimento delle prove scritte e orali, non sarebbe ammissibile. In caso
contrario, se il testo del bando e degli allegati rimanessero immutati,
l’amministrazione scolastica si renderebbe artefice di un’organizzazione delle
prove difforme l’una dall’altra. Che potrebbe dare vita a richieste ufficiali
di chiarimento, anche in sede giudiziaria”.
Per approfondimenti:
Sì
alla cattedra anche se è lontana ma uno su cinque rifiuta il posto (La Repubblica del 14 agosto 2015)
Emiliano
padrino dei precari: "la buona scuola fa soffrire per voi affitti e treni
scontati" (La Repubblica del 28 agosto 2015)
Scuola,
il dilemma dei professori. Hanno dieci giorni per decidere: andare via da casa
oppure rinunciare all’assunzione. “Aspetterò un altro anno. E farò ricorso”
(Corriere della Sera del 3 settembre 2015)
L’algoritmo-lotteria
che sceglie i prof (Corriere della Sera del 4 settembre 2015)
Fase
C, tra i precari cresce l’agitazione: c’è chi rischia di non essere assunto
(Il Secolo XIX dell’11 settembre 2015)
Scuola,
concorsone da 63.700 posti. Bando atteso entro novembre (Il Sole 24 Ore del
4 novembre 2015)
Concorso
professori, via libera del governo: posti per 63 mila docenti (Corriere
della Sera del 29 dicembre 2015)
La novità del
concorso: gli ambiti che aggregano le vecchie classi di concorso
(Tuttoscuola del 17 gennaio 2016)
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