Con il provvedimento finale, oggi in CdM, scompaiono ben
52 classi concorsuali, che passeranno da 168 a 116, raggruppate in otto ambiti
disciplinari che daranno la licenza di insegnare un alto numero di discipline.
Nemmeno Palazzo Chigi nasconde i motivi di questa
discutibilissima scelta: «Una maggiore fungibilità dei docenti: l’accorpamento
consente di aumentare il numero di posti per classe di concorso e il tasso di
sostituibilità degli insegnanti».
Marcello Pacifico (presidente Anief): è una riduzione che
aiuta chiaramente i processi di mobilità del personale, anche coatta, a
discapito del livello qualitativo delle lezioni e dell’offerta formativa. Viene
da chiedersi: “Che senso ha aver prodotto
dei corsi abilitanti negli ultimi tre anni per quasi 100mila docenti, secondo
le vecchie regole, per poi ora costringerli ad insegnare delle discipline diverse?”
Oggi le
nuove classi di concorso giungono sul tavolo del Consiglio dei ministri: dopo
sette anni di attesa, decine di bozze e rinvii a non finire, giunge dunque a
compimento quella revisione delle classi concorsuali prevista addirittura dall’ultimo
Governo Berlusconi. Il regolamento, che verrà illustrato domani
mattina alle ore 9.00 dal Presidente del Consiglio in conferenza stampa a
Palazzo Chigi con i ministri Giannini e Marianna Madia, era particolarmente
atteso perché indispensabile per l’avvio del prossimo concorso per 63 mila
posti che, in base al comma 114
delle Legge 107/15, doveva essere varato al massimo entro il 1° dicembre 2015.
Il problema non è che le nuove classi di concorso siano giunte fuori
tempo massimo. Il punto è che la revisione si sta
traducendo in un forzato accorpamento delle discipline insegnate dallo stesso
docente: sono scomparse ben 52 classi di concorso, passate da 168 a 116; mentre
ne sono state introdotte, di nuove, appena 13 (11 per le discipline musicali,
coreutiche e tecnica della comunicazione, 2 per gli insegnamenti tecnico
pratici). Per cancellare 39 classi concorsuali, si è prodotta un’aggregazione
davvero eccessiva giungendo, persino, a raggruppare tutto quanto in otto ambiti disciplinari, in modo da assegnare ai docenti il
potenziale insegnamento di un alto numero di materie.
Cosa produrrà questo modello è presto detto. “Ad esempio – spiega il Corriere della Sera - vengono accorpate
elettronica ed elettrotecnica; la nuova classe di tecnologie e tecniche della
comunicazione ne accorpa ben sei di quelle attualmente in vigore e le classi di
concorso di arte sono state accorpate per settore produttivo. Lo scopo? «Una
maggiore fungibilità dei docenti: l’accorpamento consente di aumentare il
numero di posti per classe di concorso e il tasso di sostituibilità degli
insegnanti», spiega il comunicato di Palazzo Chigi”.
Il processo conseguente a questa scelta è facile da immaginare, perché
d’ora in poi “lo stesso docente potrà insegnare ancora più materie di quelle
tre o quattro per le quali, attualmente, è abilitato dalla propria classe di
concorso. Con il rischio, però, di un annacquamento delle competenze,
soprattutto per le materie tecnico-scientifiche. Non sempre, infatti, un prof
utilizzato per insegnare una materia affine alla propria ha davvero le
competenze necessarie per farlo”.
Certo, c’è anche una buona notizia: “l’adeguamento delle classi di
concorso ai nuovi ordinamenti universitari consentirà anche ad alcune categorie
di laureati, finora escluse dall’insegnamento di materie coerenti con il loro
piano di studi, di accedere agli specifici percorsi abilitanti”. Ma non basta,
decisamente, a compensare il danno prodotto alla didattica, ai docenti e
all’organizzazione scolastica in generale.
“Temiamo –
spiega Marcello Pacifico, presidente Anief - che l’accorpamento forzato delle
classi di concorso nasca per l’esigenza di agevolare l’amministrazione nel
disporre del personale docente con estrema disinvoltura, quasi fossero delle
‘pedine’. Con effetti nefasti sulla qualità dell’insegnamento e della
didattica. La verità è che questo allargamento esasperato sulle discipline che
i docenti andranno presto ad insegnare aiuterà senz’altro i processi di
mobilità, anche forzata, in cambio di formatori che verranno posti ad insegnare
materie che conoscono sicuramente meno di altre da cui saranno estromessi. Non
è assolutamente ciò che avevamo chiesto, e con noi le commissioni parlamentari:
chiedevamo, infatti, una vera revisione delle classi di concorso, in chiave
moderna e da adattare ai nuovi percorsi d’istruzione”.
“Inoltre,
allargando il discorso sempre sulle nuove classi concorsuali, che senso ha –
continua il presidente del giovane sindacato – aver prodotto dei corsi
abilitanti negli ultimi tre anni per quasi 100mila docenti - tra Tfa, Pas,
Scienze della formazione primaria e all’estero – secondo le vecchie regole, per
poi ora costringerli ad insegnare delle discipline diverse ed in certi casi
solo lontanamente affini a quella per cui ci si è abilitati?”.
Per approfondimenti:
Tutte le nuove classi di concorso
Fra le 13 nuove classi
di concorso c’è l’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado, fra cui
la A23, Lingua italiana per discenti di lingua straniera (il cosiddetto
Italiano lingua due di cui la legge 107 sulla Buona Scuola prevede il
potenziamento), e alcune classi relative a nuovi indirizzi della scuola di
secondo grado come quello musicale e coreutico .
L’elenco completo è il
seguente: 1) A-23: Lingua italiana per discenti di lingua straniera; 2)A-35:
Scienze e tecnologie della calzatura e della moda; 3) A-36: Scienze e
tecnologia della logistica; 4) A-53: Storia della musica; 5) A-55: Strumento
musicale negli istituti di istruzione secondaria di II grado tl; 6) A-57:
Tecnica della danza classica; 7) A-58: Tecnica della danza contemporanea; 8)
A-59: Tecniche di accompagnamento alla danza; 9) A-63: Tecnologie musicali; 10)
A-64: Teoria, analisi e composizione; 11) A-65: Teoria e tecnica della
comunicazione. A queste vanno aggiunte due nuove classi di concorso che
riguardano posti di insegnante di materie tecnico-pratiche
Sì
alla cattedra anche se è lontana ma uno su cinque rifiuta il posto (La Repubblica del 14 agosto 2015)
Emiliano
padrino dei precari: "la buona scuola fa soffrire per voi affitti e treni
scontati" (La Repubblica del 28 agosto 2015)
Scuola,
il dilemma dei professori. Hanno dieci giorni per decidere: andare via da casa
oppure rinunciare all’assunzione. “Aspetterò un altro anno. E farò ricorso”
(Corriere della Sera del 3 settembre 2015)
L’algoritmo-lotteria
che sceglie i prof (Corriere della Sera del 4 settembre 2015)
Fase
C, tra i precari cresce l’agitazione: c’è chi rischia di non essere assunto
(Il Secolo XIX dell’11 settembre 2015)
Scuola,
concorsone da 63.700 posti. Bando atteso entro novembre (Il Sole 24 Ore del
4 novembre 2015)
Concorso
professori, via libera del governo: posti per 63 mila docenti (Corriere
della Sera del 29 dicembre 2015)
La novità del
concorso: gli ambiti che aggregano le vecchie classi di concorso
(Tuttoscuola del 17 gennaio 2016)
Scuola,
riforma classi di concorso. Oggi l’ok in Consiglio dei ministri (Corriere
della Sera del 20 gennaio 2016)
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