Milano, 24 Aprile 2018 – Si avvicina il 1° Maggio, Festa del Lavoro, una data che è sempre più un'occasione per accendere i riflettori anche su quella larga fetta della popolazione che un lavoro non ce l'ha, e si spende giorno dopo giorno per trovarlo. Gli ultimi dati ISTAT diffusi ad Aprile, che si riferiscono al mese di Febbraio 2019, dipingono un mercato del lavoro stagnante: nel nostro Paese il tasso di disoccupazione generale si attesta sul 10,7% e vola verso l'alto nella fascia 15-29 anni, raggiungendo il 32,8%. Percentuali che, negli ultimi mesi, hanno subito oscillazioni minime.
Sono 2 milioni e 771 mila, afferma l'ISTAT, i nostri connazionali che sono attivamente alla ricerca di un impiego. Una condizione che – come sa bene chiunque ci sia passato – può diventare molto pesante non solo a livello economico, ma anche a livello psicologico. Dopo settimane passate a consultare annunci e inviare CV a pioggia senza risultato, il rischio è quello di farsi prendere dallo sconforto e sentirsi bloccati in un vicolo cieco.
Un aiuto tanto valido quanto inaspettato, però, può arrivare dal personal branding. Si sente sempre più parlare di questa disciplina, che presenta il singolo professionista come un vero e proprio brand, identificando un posizionamento distintivo e mettendo in campo una strategia di marketing e di comunicazione. L'obiettivo? Fare in modo che non sia più "uno dei tanti", ma il punto di riferimento del suo settore. "Quando si parla di personal branding, gli esempi di scuola sono personaggi del calibro di Marco Montemagno o Chiara Ferragni, che sono rispettivamente l'imprenditore digitale e la fashion influencer per antonomasia", spiega Gianluca Lo Stimolo, fondatore e CEO di Stand Out, la prima società europea specializzata in servizi integrati di personal branding. "Si tende a pensare che il personal branding sia una materia da imprenditori o celebrities, ma in realtà può essere messo al servizio anche di chi vuole trovare lavoro o fare carriera. In questi casi però bisogna adottare un approccio ad hoc, fatto di strumenti e metodi specifici".
Ecco quindi il protocollo di personal branding messo a punto da Lo Stimolo per chi vuole trovare (o cambiare) lavoro:
1. Trova il tuo posizionamento distintivo: fin dal primo sguardo alla tua candidatura, dev'essere chiaro il valore aggiunto che tu puoi apportare a quella specifica azienda.
2. Metti nero su bianco la tua promessa al mercato: in cosa sei davvero bravo? Qual è la dote che gli altri ti riconoscono? In che settore opera la tua azienda ideale? Quali risultati garantisci a chi si affida a te?
3. Scrivi un curriculum sintetico ma efficace, che metta in luce non solo i ruoli che hai ricoperto in passato ma anche le competenze che hai acquisito. Una volta predisposta la versione-base, provvedi a personalizzarla per ogni singola candidatura.
4. Oltre al CV, prepara una breve presentazione che sintetizzi in un minuto il tuo profilo e le tue skills più importanti.
5. Non trascurare l'abbigliamento: scegli uno stile personale che sia in linea con la professione a cui ambisci, e assicurati che ci sia una coerenza tra le foto del tuo CV e dei tuoi profili social. Meglio ancora se riesci a trovare un tratto distintivo (un colore, un accessorio…) che ti renda riconoscibile.
6. Gestisci con cura e attenzione i social media, ricordando che ciascuno di essi ha un ruolo preciso. Se Linkedin è il social professionale per eccellenza, su Facebook o Instagram ti puoi esprimere con più libertà, prestando sempre attenzione però a evitare eccessi; qualsiasi tua esternazione può essere pur sempre intercettata da un potenziale datore di lavoro!
7. Dedica una certa quota del tuo tempo alla partecipazione a eventi e community del tuo settore, sia di persona sia online. Non ti limitare a fare uno spot di te stesso, ma sforzati sempre di ascoltare le esperienze degli altri e offrire contributi di valore. Così facendo, riuscirai a costruire relazioni professionali solide e fruttuose.
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