La legge che ha superato il Decreto 98 del 2011 già
esiste ed è la 128/2013, varata quando a capo del Miur era il ministro Maria
Chiara Carrozza.
Al suo interno si indicava l’esigenza imminente di procedere
alla copertura di tutti i posti vacanti e disponibili.
Marcello Pacifico, presidente Anief, chiede al Governo di
procedere entro dicembre alla conta dei posti liberi: scoprirà che il numero di
cattedre vacanti, sommato ai prossimi pensionamenti, è sufficiente per le
immissioni in ruolo previste dalla Legge di Stabilità. Il provvedimento
legislativo che serve, piuttosto, è cancellare quelle norme che fanno sparire
gli esoneri per fare il vicario del preside e le supplenze brevi.
“Se il Governo vuole
veramente assumere i 150mila docenti precari inseriti nelle graduatorie provinciali
rompa gli indugi e proceda immediatamente ad un censimento dei posti liberi,
includendovi anche le tante ‘cattedre’ affidate a personale contrattualizzato
fino al 30 giugno 2015 anche se vacanti a tutti gli effetti: scoprirà che i
posti disponibili per le immissioni in ruolo sono oltre 100mila, malgrado
ad inizio anno scolastico gli uffici scolastici territoriali abbiano assegnato appena
12mila supplenze annuali”. A dichiararlo è Marcello Pacifico, presidente Anief
e segretario organizzativo Confedir, dopo che nelle ultime ore si stanno accavallando
voci infondate sulla effettiva
attuabilità del piano di assunzioni previsto dalla riforma Renzi-Giannini.
A tal proposito, alcuni sindacati sostengono, erroneamente,
che il Decreto n. 98/2011 imporrebbe dei limiti sugli organici: pertanto,
sempre secondo questo filone di pensiero, per attuare le 150mila assunzioni
entro il prossimo 1° settembre sarebbe necessario un intervento legislativo. Altrimenti,
non si potrà andare oltre il solito turn over. Che con la riforma pensionistica
voluta dall’ex Ministro Elsa Fornero, che costringe i lavoratori ad andare in
pensione non prima dei 65 anni e blocca
pure i 4mila che dovevano andare con il vecchio regime, sta
assumendo delle proporzioni
sempre più modeste.
“Se si
vogliono mettere sin d’ora le mani avanti per vanificare il piano di assunzione
di massa dei docenti precari, si cui tra l’altro a fine mese si esprimerà anche la Corte di Giustizia europea
– continua Pacifico –, direi che questa è proprio la strada sbagliata. La legge
che ha superato il Decreto 98 del 2011 già esiste ed
è la 128/2013, frutto della conversione del decreto-legge 12 settembre 2013 n. 104,
varata quando a capo del Miur era il ministro Maria Chiara Carrozza. Al suo
interno si indicava l’esigenza imminente di procedere alla copertura di tutti i
posti vacanti e disponibili”.
“È per questo motivo –
prosegue il sindacalista Anief-Confedir – che occorre attuare un
censimento: per verificare la consistenza del contingente di posti
effettivamente liberi. Se l’amministrazione riuscirà a realizzare questa conta
entro la fine del 2014, incrementandola con i pensionamenti esprimibili a
gennaio e da attuare alla fine del prossimo anno scolastico, si renderà conto
che il progetto di assumere i 150mila precari, dal 1° settembre 2015, incluso
nell’articolo 3 della Legge di Stabilità, è davvero fattibile”.
Tale progetto, inoltre, si andrebbe perfettamente ad
incardinare all’interno dell’organico funzionale, previsto anche dal progetto
“La Buona Scuola”. È bene ricordare che la possibilità di attuare organici
scolastici sulla base delle effettive necessità e non in riferimento alle
fluttuazione di posti, era già stata prevista dagli ultimi Governi, sia quello
condotto da Mario Monti che quello affidato ad Enrico Letta. Quindi i dubbi
posti negli ultimi giorni sulla effettiva realizzazione dell’organico funzionale
appaiono eccessivi. I dubbi, piuttosto, dovrebbero essere posti a proposito sul
come utilizzare al meglio l’organico funzionale: per esempio, non pensando di
utilizzare questo prezioso strumento per dubbie operazioni di management.
La verità è che la mancata attuazione dell’organico
funzionale in corrispondenza dell’avvio del prossimo anno scolastico, accostata
ad altri provvedimenti nefasti inclusi nell’articolo 28 della Legge di
Stabilità, provocherebbe effetti devastanti ai fini della didattica e dell’organizzazione
delle scuole: venendo meno il docente vicario esonerato dalle lezioni,
1.200
istituti oggi in reggenza, più altri 600 sottodimensionati, non
avrebbero più nessun riferimento ufficiale in grado di prendere decisioni. E
non si può pensare che sia possibile affidare queste scuole autonome a dei
dirigenti scolastici che già devono gestire tra i 5 e 7 plessi a testa possano
risolvere il problema. Che, tra l’altro, seppure con effetti negativi meno
clamorosi, si presenterà anche nelle 3mila scuole dove, per l’elevata presenza
di allievi oppure per la presenza di sedi distaccate, oggi vengono affidate a docenti
in possesso con il semiesonero: in queste scuole il docente, individuato dal
dirigente scolastico, svolge infatti meno ore in classe per dedicarsi all’organizzazione
scolastica.
A rendere ancora più
amaro il “piatto” che il Governo vorrebbe far consumare con l’approvazione
della Legge di Stabilità è poi la decisione di cancellare le supplenze brevi,
assegnate dai presidi, per sostituire i docenti, per un giorno, e del tutto gli
assistenti tecnici ed amministrativi (a meno che per questi ultimi vi siano
meno di tre unità in servizio). Farà eccezione il “personale appartenente al
profilo di collaboratore scolastico”, che comunque non potrà essere nominato
“per i primi sette giorni di assenza” del titolare del posto. Sempre dalla
legge di bilancio di fine anno, approvata da CdM e Quirinale, oggi ancora all’esame
delle commissioni di competenza della Camera, risulta che “le ore eccedenti
per la sostituzione dei colleghi assenti possono essere attribuite dal
dirigente scolastico anche al personale collaboratore scolastico.
Conseguentemente le istituzioni scolastiche destinano il Fondo per il miglioramento
dell’offerta formativa prioritariamente alle ore eccedenti”.
“Considerando che la
spesa annua per questo genere di supplenze supera i 700 milioni di euro – tiene
a specificare il presidente Anief – viene da sé che i circa 650 milioni di euro
rimasti a disposizione delle scuole per il Miglioramento dell’offerta
formativa, a fronte del miliardo e 400 milioni di appena tre anni addietro,
verranno totalmente assorbiti per sostituire il personale assente per brevi
periodi. Con buona pace di chi pensava che il fondo d’istituto, utile a
rafforzare la didattica, realizzare progetti ed incentivare il personale per le
funzioni extra, ritornasse a dei livelli dignitosi. Ora, considerando anche il
blocco degli stipendi fino al 2018 – conclude Pacifico – viene da chiedersi con
quale faccia il Governo possa ancora parlare di manovra di investimento a
favore dell’istruzione pubblica e per i lavoratori che vi operano”.
Per approfondimenti:
6 novembre 2014
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