Fa discutere la volontà espressa
dal sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, di introdurre un'imminente
riforma del sostegno che coinvolgerà 230mila alunni disabili iscritti nelle
nostre scuole, incentrata su una formazione più medicalizzata
degli insegnanti, specializzando per ogni forma di disabilità: decisione
che arriverebbe a separare le carriere rispetto ai docenti delle materie
curricolari.
Secondo Anief si sta dimenticando
che ogni professionista ha un suo ruolo definito: l’insegnante, questo deve
essere ben chiaro, non ha mansioni di medico o di infermiere. Non si può
pensare di sganciarlo dal team docente o di esternalizzarlo dal Consiglio di
Classe. Sì, invece, alla formazione anche specialistica per tutti i docenti.
Marcello Pacifico (presidente
Anief): il docente di sostegno del futuro deve rimanere una risorsa, un
arricchimento, per l’alunno e per i suoi bisogni formativi, attraverso la
valorizzazione delle differenze. Sempre
cosciente di quali sono i singoli limiti di apprendimento, questi sì, accertati
da un’equipe di medici. Accavallare i ruoli, temiamo, non farebbe il bene
dell’allievo.
Sta creando disorientamento la volontà espressa dal sottosegretario
all’Istruzione Davide Faraone, di introdurre un'imminente riforma del sostegno
che coinvolgerà 230mila alunni disabili iscritti nelle nostre scuole,
incentrata su una nuova specializzazione
degli insegnanti per ogni forma di disabilità, quindi più medicalizzata,
e sulle loro carriere separate rispetto ai docenti delle materie curricolari.
La riforma, che trae origine dal disegno di legge n. 2444, prevede sostanziali cambiamenti rispetto all’attuale figura del docente di
sostegno, oggi inteso come un professionista con competenze didattiche e
psicopedagogiche a supporto dell’alunno disabile
e dei compagni, con un ruolo psico-pedagogico-didattico finalizzato a favorire
i processi di inclusione al pari degli altri docenti del consiglio di classe
con cui è tenuto a condividere il progetto formativo.
Il nuovo impianto normativo terrebbe conto anche di una diversa certificazione della
disabilità, sulla base delle indicazioni fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità già da
un decennio all’interno della “Classificazione internazionale del funzionamento, della
disabilità e della salute”, denominato ICF. I tasselli centrali del
progetto prevedono, tra l’altro, assistenza nell’istruzione domiciliare e la
somministrazione dei farmaci a scuola, l’istituzione di una rete di scuole polo
per l’inclusione, con 106 CTS-centri territoriali di supporto di livello
provinciale, con il compito di dare consulenza e fornire ausili e software
didattici agli insegnanti e a tutti gli istituti. Il progetto includerebbe poi
la costituzione di un organismo di coordinamento di tutti i ministeri
interessati per dare coerenza e maggior efficacia alle politiche per
l’inclusione degli alunni disabili. Oltre che l’obbligo “di
formazione iniziale e in servizio per i dirigenti e per i docenti sugli aspetti
pedagogico-didattici e organizzativi dell’inclusione scolastica”.
Tra gli altri, il punto che probabilmente fa più discutere è il ritorno alla specializzazione di tipo monovalente,
da associare alle singole disabilità, che indirizzerebbe gli insegnanti di
sostegno in esperti di disturbi e
di patologie, medicalizzandone il profilo,
che da educativo diverrebbe curativo. Alla base di questo cambiamento
sostanziale, finalizzato anche a garantire maggiore continuità educativa, lo stesso il sottosegretario Faraone ha
spiegato che è giunto il momento di “riformare il sostegno, che oggi tratta le
patologie come se fossero tutte uguali”.
Di queste novità
non vi è però traccia nel documento di riforma “La Buona Scuola”, dove al
settore del sostegno si dedica una sola pagina (parte 3.6), nella quale il Governo si limita a fare il punto della
situazione e a ricordare che “soprattutto per il sostegno, il continuo ricorso
a supplenze non sembra aver favorito la continuità didattica e il rapporto di
fiducia tra i docenti, le famiglie e questi ragazzi che hanno più degli altri
bisogno di attenzioni e di insegnamenti specifici”.
Premesso che è
nell’interesse di tutti, ad iniziare dagli alunni, avere un corpo docente
stabile e collocato per intero con contratti a tempo indeterminato, con il
sindacato che non a caso rivendica da tempo l’immissione in ruolo di altri 40mila docenti specializzati, Anief ritiene
che quello della formazione e l’aggiornamento di tutto il personale scolastico
sul sostegno è un passaggio chiave. Anche la previsione di corsi formativi
differenziati, organizzati sulla base delle diverse tipologie principali di
disabilità, appare uno progetto formativo finalizzato a migliorare la qualità
della didattica speciale.
“Quello che lascia perplessi –
spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir
- è il forte spostamento dell’approccio,
non più pedagogico, nei confronti dell’allievo: si vorrebbe infatti introdurre
un nuovo docente di sostegno, più incentrato sul versante sanitario, alla cura
del corpo e alle ‘patologie’, meno vicino alla didattica e all’inclusività.
Dimenticando che ogni professionista ha un suo ruolo definito: l’insegnante,
questo deve essere ben chiaro, non fa il medico o l’infermiere. Il docente di
sostegno del futuro deve rimanere una risorsa, un arricchimento, per l’alunno e
per i suoi bisogni formativi, attraverso la valorizzazione delle differenze. Sempre cosciente di quali sono
i singoli limiti di apprendimento, questi sì, accertati da una equipe di
medici. Accavallare i ruoli, temiamo, non farebbe il bene dell’allievo”.
Inoltre, il docente di sostegno è e rimarrà sempre un docente a tutti gli
effetti. È assegnato al gruppo-classe, fa parte del Consiglio di Classe, ha i
medesimi compiti e doveri dei colleghi che ne fanno parte. Pensare che
sganciarlo da questo contesto, significherebbe fare non un passo avanti, ma tre
indietro: si riattiverebbero, in sostanza, quei corsi
monovalenti, introdotti con il D.M. 26/06/1976, quando ancora esistevano le scuole speciali e
le classi differenziali,
che però hanno finito di vivere di lì a poco: la Legge 517/1977
introdusse, al loro posto, “modelli didattici flessibili
in cui attivare forme di integrazione trasversali,
esperienze di interclasse o attività organizzate in gruppi di
alunni ed affidate ad insegnanti specializzati dando inizio alla storia
dell'integrazione degli alunni disabili nella nostra scuola”.
Anief non vuole
poi nemmeno pensare che tutto questo sia indotto da spinte, già prodotte in
passato, come riporta la stampa specializzata, “che andavano nella direzione
della "privatizzazione"
del sostegno con interventi di cooperative o enti privati con soggetti, esterni
alla scuola, con formazione specifica su singole disabilità, investiti della
possibilità di effettuare interventi individuali, rivolti cioè al singolo alunno,
contraddicendo quanto elaborato e documentato dalla pedagogia e dalla didattica
da un lato e contemplato dalla normativa, dall’altro, in merito all’intero
processo di integrazione scolastica”.
Il sindacato
reputa, inoltre, un falso problema quello di voler portare a 10 anni, se non
addirittura per l’intera carriera scolastica. Non sarebbe risolutivo ai fini
della continuità didattica il vincolo di rimanere insegnante di sostegno dopo
l’assunzione sul ruolo specifico. Il sindacato ricorda che proprio perché si
tratta di insegnanti a tutti gli effetti deve rimanere aperta la possibilità di
spostarsi sulla disciplina conservando il docente il bagaglio e l’esperienza
che non potrà essere cancellata rispetto alla sua carriera scolastica e deve
essere vissuta come risorsa professionale da coinvolgere con ben altri
provvedimenti. Viene da sé, infine, che qualsiasi modifica venisse apportata
per via legislativa, non potrà avere effetto retroattivo: un insegnante di
sostegno formato sino ad oggi, anche attraverso i corsi di specializzazione per
le attività di sostegno con il tirocinio formativo attivo nel corrente anno
accademico 2014/2015, al via in questi giorni
sulla base del D.M. n. 312 del 16/05/2014, continuerà a svolgere l’attività
didattica sulla base della formazione ricevuta e attenendosi alle norme oggi
vigenti sulla materia.
Per approfondimenti:
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