A rivelarlo è uno studio pubblicato oggi da Voglioilruolo.it: una mobilità così elevata tra ultraquarantenni e ultracinquantenni si spiega facilmente col fatto che con queste fasce di età coincidono anche gli ingressi in ruolo. Tanti spostamenti anche nella fascia 50-70 anni. Solo 30mila i prof under 40 che hanno cambiato sede.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): a
chi accampa motivi di continuità didattica ricordiamo che già oggi sono caduti
perché la mobilità è possibile a livello provinciale. Dire no almeno
all’assegnazione provvisoria immediata significa invece opporsi a far costruire
una famiglia al personale, in particolare a decine di migliaia di donne, che
nella scuola rappresentano la stragrande maggioranza del corpo docente. E per
quelle che già ce l’hanno, di ricongiungersi con marito e figli.
Degli oltre 100mila docenti che nel 2014 hanno chiesto e ottenuto
trasferimento di sede di titolarità, quasi la metà ha tra i 40 e i 50 anni; più
di 30mila ne hanno tra i 50 e i 60; quasi 5mila ne hanno tra i 60 e i 70. La
fascia anagrafica tra i 30 e i 40 anni, quella che per logica dovrebbe essere più
propensa agli spostamenti di sede, ha fatto registrare meno di 30mila
spostamenti.
I numeri provengono dallo studio realizzato dal servizio telematico Voglioilruolo.it e ripreso oggi dalla
rivista specializzata ‘Orizzonte
Scuola’, secondo cui questi dati “confermano ma in parte aggiungono
elementi di riflessione a quanto suggerirebbe il senso comune. Quest’ultimo
avrebbe forse indotto a credere che fossero i docenti nella fascia d’età
compresa tra i 30 e i 40 anni a spostarsi maggiormente, mentre invece troviamo
il picco più alto di trasferimenti nella decade successiva (tra 40 e 50 anni) e
poi ancora tra i 50 e i 60 anni. Una mobilità così elevata tra ultraquarantenni
e ultracinquantenni si spiega facilmente col fatto che con queste fasce di età
coincidono anche gli ingressi in ruolo: per semplificare, si firma il contratto
a tempo indeterminato a 45 anni e si chiede il trasferimento a 50. Da ultimo
sottolineiamo il numero certo esiguo, ma non trascurabile, di trasferimenti che
vengono richiesti anche dopo i 60 anni”.
Anief ritiene questo risultato, comunque, tutt’altro che sorprendente: a
seguito dei tagli agli organici e al numero esiguo di assunzioni imposti dagli
ultimi governi, l’età media di assunzione degli insegnanti precari si è infatti
progressivamente elevata, superando ormai oggi i 40 anni. Non di rado vi sono
insegnanti assunti a tempo indeterminato alle soglie della pensione. Ma per
accedere al trasferimento, tutti i neo-assunti debbono attendere almeno altri
tre anni: le norme vigenti sulla mobilità dei prevedono, infatti, che il
personale docente ed educativo non può presentare domanda di trasferimento
dalla decorrenza giuridica dell’assunzione per due anni verso “altri comuni
della provincia di titolarità” e per tre anni “per altra provincia”.
Il vincolo dei cinque anni riguarda i trasferimenti interprovinciali,
poiché nell’anno di immissione in ruolo si può presentare la domanda per
ottenere la sede di titolarità in uno dei comuni della provincia (se non si
presenta si viene trasferiti d’ufficio); nel corso secondo anno si può fare
domanda di trasferimento sempre nell’ambito della provincia di titolarità,
anche per altri comuni; al terzo anno si possono chiedere anche sedi di
provincia diversa, visto che le operazioni avvengono per l’anno successivo, che
è il quarto anno di ruolo. Tutto questo è regolato dalla legge 128/2013, che ha
ricondotto il vincolo alla mobilità interprovinciale per i neo assunti a 3
anni, dopo che la Lega Nord, nel corso dell’ultimo Governo Berlusconi, aveva
addirittura allargato il blocco dei trasferimenti a cinque anni attraverso la
Legge 106/2011.
“I numeri pubblicati oggi sui trasferimenti, abbinati all’intenzione del
Governo, attraverso ‘La Buona Scuola’ di procedere nel 2015 a 150mila
assunzioni anche in province e regioni diverse da quelle in cui si è collocati
nelle GaE – ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario
organizzativo Confedir – sono la conferma che occorre da subito cancellare ogni
vincolo sulla mobilità territoriale. Con l’introduzione dell’organico
funzionale, che lo stesso esecutivo in carica intende introdurre dal prossimo
mese di settembre, non ha più senso mantenere tale norma: è anacronistica”.
In caso contrario, il giovane sindacato teme che nel 2015 saranno decine di
migliaia gli insegnanti che verranno assunti e assegnati in un istituto
collocato in una regione diversa dalla propria. Con l’obbligo di rimanervi per
almeno tre anni. Secondo alcune stime attendibili, da verificare attraverso il
censimento in corso da parte del Miur, sarebbero circa un terzo i docenti
precari, oggi inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, che verranno assunti e
collocati all’interno dell’organico funzionale oppure in quello di fatto,
quindi su posti sganciati da quelli inizialmente prefissati
dall’amministrazione in vista del prossimo anno scolastico.
Anief chiede quindi pubblicamente di modificare l’ipotesi di Contratto
collettivo nazionale di lavoro sulla mobilità 2015/16, sottoscritto il 26
novembre 2014. E di rimettere mano, allo stesso modo, la bozza della ‘Buona
Scuola’ già approvata dal CdM, dando finalmente possibilità immediata di
accedere al trasferimento. E, laddove non possibile, all’assegnazione provvisoria.
“A chi sostiene che non si può fare per motivi di continuità didattica –
continua Pacifico – ricordiamo che già oggi è possibile farlo a livello
provinciale: quindi, il docente già oggi non garantisce più la sua presenza
alla classe, avendo la possibilità di spostarsi a livello locale”.
“Continuare ad opporsi all’azzeramento dei vincoli sulla
mobilità – dice sempre il sindacalista Anief-Confedir – significa, tra l’altro,
voler negare al personale, in particolare a diverse decine di migliaia di
donne, che nella scuola rappresentano la stragrande maggioranza del corpo
docente, la possibilità di costruirsi una famiglie. E per quelle che già ce
l’hanno, di ricongiungersi con marito e figli. Lo stesso articolo 8 della Convenzione e la giurisprudenza europea in tema di diritto
familiare. Anief annuncia sin d’ora l’intenzione di tutelare i legami familiari
delle diverse migliaia di docenti che nei mesi prossimi verranno assunti fuori
residenza, senza dare loro la possibilità di fare richiesta di mobilità
immediata”.
Per approfondimenti:
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