L’intenzione è superare la distinzione tra insegnanti di classe e di sostegno: chiunque opera in una scuola - dai docenti al personale Ata, fino ai dirigenti scolastici - dovrà avere competenze minime per accogliere e interagire proficuamente con un alunno portatore di handicap. Mentre il personale altamente specializzato, che si vorrebbe avvicinare al profilo sanitario, si occuperà delle disabilità gravi.
Marcello Pacifico (presidente
Anief): se è positiva la formazione di base rivolta a tutto il personale, per
quanto riguarda quella specialistica si sta dimenticando che ogni
professionista ha un ruolo ben definito: l’insegnante non ha mansioni di medico
o di infermiere. Non si può pensare di sganciarlo dal team docente. Come non si
può accettare che un docente rimanga sul sostegno per sempre. La soluzione per
migliorare l’assistenza agli alunni disabili è coprire quel 30% di posti oggi
vacanti assumendo 40mila nuovi docenti.
Attraverso ‘La Buona Scuola’, il Governo vorrebbe riformare l’insegnamento
agli alunni disabili, allargando le competenze di didattica speciale a tutto il
personale: dai docenti al personale Ata, fino ai dirigenti scolastici. Tutti
coloro che operano in una scuola dovranno avere competenze minime per
accogliere e interagire proficuamente con un alunno portatore di handicap. In
particolare, il progetto prevede di superare
la distinzione tra insegnanti di classe e insegnanti di sostegno, riporta
in queste ore la stampa specializzata. Mentre il “personale altamente specializzato”, più vicino però al
profilo sanitario che a quello pedagogico-formativo, sarà riservato alle
disabilità gravi.
Anief ritiene sicuramente un punto fermo quello secondo cui l’alunno
disabile o con problemi apprendimento ‘certificati’ da un’equipe medica
collegiale debba essere seguito da tutto il Consiglio di Classe, al fine
arrivare ad una costruzione condivisa della progettazione individuale
dell’intervento educativo nei confronti degli alunni con handicap. Allo stesso
tempo, però, non si può cancellare l’operato e la competenza dell’insegnante di
sostegno: è dal 2006 che con i progetti I.C.A.R.E. si è cercato di dare
maggiore impatto sulla collegialità dell’insegnamento speciale, tenendo sempre
al centro l’alunno. In questi anni abbiamo assistito ad una sperimentazione che
ha già messo in luce tutte le difficoltà e le carenze che l’insegnante
curricolare ha nel rapporto con i colleghi specializzati sul sostegno e nella
Quel che vuole proporre dal Governo sulla materia, in particolare
l’esigenza di riformarne l’insegnamento e la formazione dei docenti preposti, appare
quindi non condivisibile, perché non sembra avere come principio cardine lo
sviluppo dell’autonomia e della professionalità del docente specializzato.
“Anief ha sempre sostenuto che se si vuole migliorare il supporto didattico
ai nostri 240mila alunni disabili o con limiti certificati di apprendimento –
spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir
– si deve innanzitutto coprire quel 30 per cento di posti oggi vacanti – visto
che abbiamo 80mila assunti e circa altri 35mila precari – assumendo personale
specializzato a tempo indeterminato su tutti i posti libero. Non dimentichiamo
che rispetto a 15 anni fa il numero di alunni disabili è passato da 140mila a
240mil e per fornire adeguata assistenza occorre applicare il rapporto
normativo di un docente ogni due alunni”.
A tal proposito, alcuni
sindacati sostengono, sbagliando, che il
decreto n. 98/2011 imporrebbe dei limiti sugli organici, curricolari e di
sostegno. E quindi, anche per attuare le 150mila assunzioni previste già dalla
Legge di Stabilità 2015 sarebbe necessario un intervento legislativo.
Altrimenti, non si potrà andare oltre il turn over. Si tratta però di
un’interpretazione errata, perché la legge che ha superato il Decreto 98 del
2011 esiste già ed è la 128/2013, frutto della conversione del decreto-legge 12
settembre 2013 n. 104, varata quando al Miur era ministro Maria Chiara
Carrozza. Al suo interno si indicava l’esigenza imminente di procedere alla
copertura di tutti i posti vacanti.
Un problema, comunque, esiste: si tratta del fatto che per il sostegno lo
Stato ha continuato a mantenere come riferimento i numeri dell'anno scolastico
2006/07. Che corrispondono a poco più di 90mila posti complessivi. È su questo
parametro, conteggiato su un totale di 180mila alunni, che sempre l'allora
ministro Carrozza ha stabilito nuove immissioni in ruolo nel corso di un
triennio. Assunzioni che oggi però risultano inadeguate e, non a caso, Anief
reclama da tempo la stipula del contratto a tempo
indeterminato per almeno altri 40mila docenti di sostegno.
Come se non bastasse, un problema non indifferente potrebbe venirsi a
creare se le dichiarazioni rilasciate in questi giorni da alcuni rappresentanti
dell’attuale Governo dovessero realizzarsi sotto forma nuovo intervento
legislativo: in particolare, riteniamo impraticabile la strada che vuole
portare in classe, affiancando alunni disabili, quei docenti non specializzati
sul sostegno ed inseriti nell’organico funzionale. Per il bene degli alunni,
innanzitutto, speriamo si tratti solo di intenzioni che non avranno seguito.
Come sarebbe davvero poco logico pensare di introdurre la nuova specializzazione
degli insegnanti di sostegno associandola alle varie forme di disabilità, sposando
la tesi che medicalizzando la professione si possano superare i problemi.
Questa scelta, tra l’altro, muterebbe gli attuali insegnanti di sostegno
in esperti di disturbi e
di patologie, con il profilo professionale che
da educativo diverrebbe curativo.
Il passo successivo che sarebbe quello di discernere le carriere dei docenti di sostegno
rispetto ai colleghi delle materie curricolari: il disegno trae origine dal disegno di legge n. 2444, con cui si vorrebbero introdurre sostanziali cambiamenti rispetto all’attuale
figura del docente di sostegno, oggi professionista con competenze didattiche e
psicopedagogiche a supporto dell’alunno disabile e dei compagni, con un ruolo
finalizzato a favorire i processi di inclusione al pari degli altri docenti del
consiglio di classe con cui è tenuto a condividere il progetto formativo.
“Secondo l’Anief – dice il presidente Pacifico - se è positiva la
formazione di base rivolta a tutto il personale, per quanto riguarda quella
specialistica si sta dimenticando che ogni professionista ha un ruolo ben definito:
l’insegnante non ha mansioni di medico o di infermiere. Non si può pensare di
sganciarlo dal team docente o di esternalizzarlo dal Consiglio di Classe”.
“Creare un docente di sostegno di tipo quasi sanitario, dedito più alla
cura del corpo e alle ‘patologie’, meno alla didattica e all’inclusività non ci
trova d’accordo”, continua il presidente Anief. “Si dimentica che l’insegnante,
questo deve essere ben chiaro, non fa il medico o l’infermiere. L’insegnante di
sostegno del futuro deve rimanere una risorsa, un arricchimento, per l’alunno e
per i suoi bisogni formativi, attraverso la valorizzazione delle differenze. Sempre con la coscienza di
quali sono i singoli limiti di apprendimento, questi sì, accertati da una
equipe di medici”.
Per il sindacato, il docente di sostegno è e rimarrà sempre un docente a
tutti gli effetti: è assegnato al gruppo-classe, fa parte del Consiglio di
Classe, ha gli stessi compiti e doveri dei colleghi che ne fanno parte. Allo
stesso modo, come tutti i colleghi, deve avere il diritto di poter rimanere insegnante di sostegno per tutta la vita professionale. Oppure di
spostarsi sulla materia curricolare, ovviamente per la quale si detengono
titoli di studio e abilitazione all’insegnamento, già al termine dell’anno di
prova e non dopo cinque anni.
Anief ricorda che è sempre
possibile avviare, con ricorsi d’urgenza, la richiesta di nuovi posti di sostegno
in organico, in deroga. Oltre che il recupero delle ore negate agli alunni con
disabilità grave riconosciuta ai sensi dell'art. 3, comma 3 della Legge 104/92:
il giovane sindacato chiede ai dirigenti scolastici, ai referenti di sostegno e
a tutti i docenti in servizio presso le scuole italiane di attivarsi e di
segnalare immediatamente al nostro sindacato le ore di sostegno negate agli
alunni con disabilità grave scrivendo a sostegno@anief.net.
Per approfondimenti:
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