Non bastava l’illogica sottrazione di ulteriori lavoratori a supporto della didattica e dell’amministrazione d’istituto, pur in presenza di 90mila studenti in più negli ultimi due anni: il Miur ha comunicato ai sindacati che dal prossimo anno a vestire i panni di amministrativi, tecnici e ausiliari saranno i colleghi di troppo negli enti locali.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): non
possiamo credere che questa sia ‘la Buona Scuola’ o quella del merito. Come si
fa a mutare una professionalità, senza curarsi nemmeno che il personale che
approda sul nuovo posto di lavoro sia in possesso dell’adeguata qualifica
professionale? Stentiamo a crederci, ma se il passaggio intercompartimentale
dovesse realizzarsi, l’Esecutivo dovrà renderne conto in tribunale.
Il personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola è sempre più
abbandonato: a seguito di un incontro avuto poche ore fa dai sindacati con i
dirigenti del Ministero dell’Istruzione, è stato comunicato che a breve il
Governo non solo taglierà altri 2.020 posti, dopo i 47mila cancellati a seguito della riforma Tremonti-Gelmini,
ma anche che ha intenzione di far approdare i lavoratori “soprannumerari
delle Province nei ruoli delle segreterie ATA” dove risultano posti vacanti
e disponibili.
Si tratta di un progetto che se fosse portato a termine produrrebbe effetti
devastanti alla categoria, il cui operato nella scuola dell’autonomia è
diventato fondamentale per la conduzione delle nostre scuole: come se non
bastasse l’illogica sottrazione di ulteriori posti di personale a supporto
della didattica e dell’amministrazione d’istituto, dal prossimo anno potrebbero
infatti arrivare lavoratori divenuti di troppo negli enti locali. In
particolare, quelli che perderanno il posto a seguito della trasformazione
delle province in "città metropolitane", operazione che prevede il
taglio di “circa il 30/50% dei finanziamenti con conseguente necessità di
ridurre gli organici”. Ciò significa, nella pratica, che migliaia di lavoratori
formati in altri settori e con nessuna competenza legata alla scuola potrebbero
transitare nei ruoli dell’istruzione pubblica.
“Viene da chiedersi – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e
segretario organizzativo Confedir – se anche questo programma, incentrato
ancora una volta sul mero risparmio a danno della qualità del servizio
pubblico, possa essere associato a ‘la Buona Scuola’ e a quella del merito.
Come si fa, infatti, a mutare una professionalità, senza curarsi nemmeno del
fatto che il personale che approda sul nuovo posto di lavoro sia in possesso
dell’adeguata qualifica professionale? Se le cose stanno così, se si pensa di
far transitare nella scuola con questa superficialità dei lavoratori in forza
oggi ad altri enti, si tratterebbe di una decisione assurda. Come sindacato,
annunciamo sin d’ora che se ciò dovesse corrispondere al vero, se il passaggio
intercompartimentale dovesse realizzarsi, l’Esecutivo dovrà renderne conto ai
giudici dei tribunali”.
“Non dimentichiamoci – continua Pacifico – che anche a fronte di un incremento complessivo, tra il 2012
e il 2014, di quasi 90mila alunni, alle
nostre scuole sono oggi assegnati 50mila amministrativi, tecnici e ausiliari in
meno rispetto a soli quattro anni fa. Abbiamo spiegato in tutte le lingue all’amministrazione
e alle commissioni parlamentari competenti che si tratta di una grave perdita.
Anche perché non è nemmeno incentivato, visto che per gli incarichi aggiuntivi, come la cura degli
alunni disabili, al personale di ruolo dal
1° settembre scorso non
viene riconosciuto alcun compenso, tranne un esiguo emolumento
forfettario per il periodo settembre-dicembre 2014. A partire da gennaio 2015,
in pratica, il lavoratore Ata pur continuando a svolgere mansioni suppletive, dovrebbe
dire addio alle cosiddette ‘posizioni stipendiali’. E per superare questo
problema abbiamo anche presentato emendamenti
ad hoc nel decreto cosiddetto mille-proroghe”.
Ma quello di penalizzare i lavoratori non docenti della scuola è un piano
escogitato da più Governi: come nell’ultimo dell’ex premier Silvio Berlusconi, quando
l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, riuscì nell’impresa di far
sparire, con l’approvazione dell’articolo 64 della Legge 133/08, qualcosa come
45mila Ata, pari al 30 per cento della categoria. Anche in quell’occasione, l’Esecutivo
giocò sull’equivoco tra organico di diritto e di fatto, come sta facendo ora
l’attuale Governo.
Solo che parallelamente, i lavoratori e i loro rappresentanti non si sono
mai arresi. E hanno innescato ricorsi ad hoc, anche sovranazionali: è del 30
settembre 2009 l’invio di una lettera di messa in mora per la non corretta
trasposizione della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro CES, UNICE
e CEEP sul lavoro a tempo determinato, a seguito del quale la Commissione
europea ha aperto una procedura
di infrazione (n. 2010/2045).
“Proprio quell’infrazione – continua il rappresentante Anief-Confedir –
potrebbe portare nei prossimi mesi ad una nuova procedura di messa in mora contro l’Italia, da parte della stessa
Commissione Europea che impone da oltre 15 anni di rivedere quelle norme che,
in spregio alla normativa comunitaria, obbligano ancora i precari della scuola
a svolgere anni ed anni di supplenze in attesa del ruolo. Come del resto ha già
chiarissimamente stabilito la Corte di Giustizia europea lo scorso 26 novembre.
Proprio per dare seguito a quella sentenza, l’Anief è riuscita a far modificare
i commi 3 e 4 dell’articolo unico della Legge di Stabilità, allargando le
150mila assunzioni finanziate per la prossima estate a tutto il personale della
scuola. Un obiettivo centrato che però rischia ora di non avere alcun senso se –
conclude Pacifico – migliaia di posti vacanti degli Ata verranno destinati al
personale delle Province”.
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