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venerdì 13 febbraio 2015

SCUOLA – Sempre più giù: dopo aver tagliato 50mila posti di personale Ata, il Governo vuole lasciare quelli rimasti ai lavoratori soprannumerari delle province


Non bastava l’illogica sottrazione di ulteriori lavoratori a supporto della didattica e dell’amministrazione d’istituto, pur in presenza di 90mila studenti in più negli ultimi due anni: il Miur ha comunicato ai sindacati che dal prossimo anno a vestire i panni di amministrativi, tecnici e ausiliari saranno i colleghi di troppo negli enti locali.

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): non possiamo credere che questa sia ‘la Buona Scuola’ o quella del merito. Come si fa a mutare una professionalità, senza curarsi nemmeno che il personale che approda sul nuovo posto di lavoro sia in possesso dell’adeguata qualifica professionale? Stentiamo a crederci, ma se il passaggio intercompartimentale dovesse realizzarsi, l’Esecutivo dovrà renderne conto in tribunale.

Il personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola è sempre più abbandonato: a seguito di un incontro avuto poche ore fa dai sindacati con i dirigenti del Ministero dell’Istruzione, è stato comunicato che a breve il Governo non solo taglierà altri 2.020 posti, dopo i 47mila cancellati a seguito della riforma Tremonti-Gelmini, ma anche che ha intenzione di far approdare i lavoratori “soprannumerari delle Province nei ruoli delle segreterie ATA” dove risultano posti vacanti e disponibili.

Si tratta di un progetto che se fosse portato a termine produrrebbe effetti devastanti alla categoria, il cui operato nella scuola dell’autonomia è diventato fondamentale per la conduzione delle nostre scuole: come se non bastasse l’illogica sottrazione di ulteriori posti di personale a supporto della didattica e dell’amministrazione d’istituto, dal prossimo anno potrebbero infatti arrivare lavoratori divenuti di troppo negli enti locali. In particolare, quelli che perderanno il posto a seguito della trasformazione delle province in "città metropolitane", operazione che prevede il taglio di “circa il 30/50% dei finanziamenti con conseguente necessità di ridurre gli organici”. Ciò significa, nella pratica, che migliaia di lavoratori formati in altri settori e con nessuna competenza legata alla scuola potrebbero transitare nei ruoli dell’istruzione pubblica.

“Viene da chiedersi – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – se anche questo programma, incentrato ancora una volta sul mero risparmio a danno della qualità del servizio pubblico, possa essere associato a ‘la Buona Scuola’ e a quella del merito. Come si fa, infatti, a mutare una professionalità, senza curarsi nemmeno del fatto che il personale che approda sul nuovo posto di lavoro sia in possesso dell’adeguata qualifica professionale? Se le cose stanno così, se si pensa di far transitare nella scuola con questa superficialità dei lavoratori in forza oggi ad altri enti, si tratterebbe di una decisione assurda. Come sindacato, annunciamo sin d’ora che se ciò dovesse corrispondere al vero, se il passaggio intercompartimentale dovesse realizzarsi, l’Esecutivo dovrà renderne conto ai giudici dei tribunali”.

“Non dimentichiamoci – continua Pacifico – che anche a fronte di un incremento complessivo, tra il 2012 e il 2014, di quasi 90mila alunni, alle nostre scuole sono oggi assegnati 50mila amministrativi, tecnici e ausiliari in meno rispetto a soli quattro anni fa. Abbiamo spiegato in tutte le lingue all’amministrazione e alle commissioni parlamentari competenti che si tratta di una grave perdita. Anche perché non è nemmeno incentivato, visto che per gli incarichi aggiuntivi, come la cura degli alunni disabili, al personale di ruolo dal 1° settembre scorso non viene riconosciuto alcun compenso, tranne un esiguo emolumento forfettario per il periodo settembre-dicembre 2014. A partire da gennaio 2015, in pratica, il lavoratore Ata pur continuando a svolgere mansioni suppletive, dovrebbe dire addio alle cosiddette ‘posizioni stipendiali’. E per superare questo problema abbiamo anche presentato emendamenti ad hoc nel decreto cosiddetto mille-proroghe”.

Ma quello di penalizzare i lavoratori non docenti della scuola è un piano escogitato da più Governi: come nell’ultimo dell’ex premier Silvio Berlusconi, quando l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, riuscì nell’impresa di far sparire, con l’approvazione dell’articolo 64 della Legge 133/08, qualcosa come 45mila Ata, pari al 30 per cento della categoria. Anche in quell’occasione, l’Esecutivo giocò sull’equivoco tra organico di diritto e di fatto, come sta facendo ora l’attuale Governo.

Solo che parallelamente, i lavoratori e i loro rappresentanti non si sono mai arresi. E hanno innescato ricorsi ad hoc, anche sovranazionali: è del 30 settembre 2009 l’invio di una lettera di messa in mora per la non corretta trasposizione della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, a seguito del quale la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione (n. 2010/2045).

“Proprio quell’infrazione – continua il rappresentante Anief-Confedir – potrebbe portare nei prossimi mesi ad una nuova procedura di messa in mora contro l’Italia, da parte della stessa Commissione Europea che impone da oltre 15 anni di rivedere quelle norme che, in spregio alla normativa comunitaria, obbligano ancora i precari della scuola a svolgere anni ed anni di supplenze in attesa del ruolo. Come del resto ha già chiarissimamente stabilito la Corte di Giustizia europea lo scorso 26 novembre. Proprio per dare seguito a quella sentenza, l’Anief è riuscita a far modificare i commi 3 e 4 dell’articolo unico della Legge di Stabilità, allargando le 150mila assunzioni finanziate per la prossima estate a tutto il personale della scuola. Un obiettivo centrato che però rischia ora di non avere alcun senso se – conclude Pacifico – migliaia di posti vacanti degli Ata verranno destinati al personale delle Province”.  

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