Per fare carriera Eurolandia sembra il continente su cui puntare, tanto che più di 9 intervistati su 10 (97%) sognano di trovare fortuna in una delle grandi metropoli europee.
Almeno secondo quanto emerge da una recente indagine che ha coinvolto più di 200 candidati, condotta da Hays Response, la divisione del Gruppo Hays dedicata al recruitment in ambito Junior Management. Perché il fenomeno dei "cervelli in fuga" non sembra volersi fermare, ma cambia solo destinazione.
L'85% del campione, formato prevalentemente da laureati (67%) e con un impiego già all'attivo (89%), afferma infatti che, davanti alla giusta occasione, lascerebbe l'Italia. Il 97%* di loro, però, preferirebbe rimanere in Europa, il 68% andrebbe in Nord America e il 37% in Oceania. Meno ambiti, invece, il Sud America (25%), l'Asia Orientale (23%), il Medio Oriente (16%). Fanalino di coda l'Africa con solo il 9% delle preferenze.
Ma quali sono i motivi per i quali i giovani professionisti andrebbero all'estero? Il 74% degli intervistati è a caccia di un incremento salariale, il 70% spera in un mercato del lavoro più dinamico, il 66% ricerca, invece, una migliore qualità di vita mentre il 64% un sistema lavorativo più meritocratico.
"Il fenomeno dei "cervelli in fuga", o come viene definito in inglese del brain drain, è la risposta dei giovani all'attuale scenario economico in Italia – spiega Fabio Scarcella, Responsabile divisione Hays Response –. Dopo tanti anni di formazione, le nuove leve vorrebbero infatti trovare un lavoro stabile e in linea con i loro studi e con le loro aspettative salariali. Purtroppo, il mercato del lavoro italiano non è in grado di soddisfare (tutte) queste aspettative. Da qui, il desiderio di "fuggire" dal Belpaese e andare all'estero in cerca di fortuna".
Tra le cause del boom del brain drain dall'Italia, i giovani professionisti annoverano al primo posto la mancanza di meritocrazia (31%), seguita dall'instabilità della propria posizione lavorativa (28%), dai bassi livelli salariali (17%) e dall'assenza di politiche e incentivi a sostegno dei giovani (16%).
"L'unico deterrente alla fuga di cervelli – continua Scarcella - sembra essere il legame con la famiglia che, si sa, per gli italiani rimane un punto di riferimento fondamentale. Da quanto emerge dall'indagine, infatti, ciò che spesso blocca un nostro professionista dal fare le valigie e andare in aeroporto è proprio l'affetto dei propri cari". Non a caso il 57% del campione sembra non essere disposto a lasciare l'Italia per paura di sentire nostalgia di casa, il 29% teme la scarsa conoscenza della lingua straniera, mentre il 14% crede di non poter riuscire ad adattarsi facilmente a culture e stili di vita differenti.
Cosa dovrebbe contenere, infine, il "bagaglio" di chi parte per trovare lavoro? Sono pochi i dubbi a riguardo: per il 59% degli intervistati è indispensabile un valido contatto in loco che sia di supporto nella ricerca di una nuova occupazione, per il 51% un certificato che attesti la conoscenza della lingua e per il 40% avere alle spalle almeno un anno di esperienza lavorativa da mettere in curriculum.
*domanda a risposta multipla
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