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venerdì 28 aprile 2017

Primo Maggio: il CNCA Lombardia chiede di affrontare seriamente la "questione giovanile"

L'Italia è tra i Paesi europei con minor tasso di occupazione nella fascia 25-34 anni
Le 4 richieste di CNCA Lombardia

Milano, 28 aprile 2017 - “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Il pensiero va sempre più spesso a chi il lavoro non ce l’ha, a chi dopo anni di studio stringe tra le mani un titolo “impotente” nel mercato di lavoro, a chi saluta il suo Bel Paese per cercare fortuna all’estero…

È questo il 1 maggio di tanti giovani, troppi per esprimere solo rassegnazione.

Per questo il CNCA chiede  di tornare ad investire sul futuro: chiede di affrontare seriamente la “questione giovanile”.

Il 18 aprile 2017, durante le audizioni parlamentari in preparazione del DEF, Roberto Monducci - Direttore del Dipartimento per la produzione statistica (Istat) – evidenzia la gravità della situazione. 

L’Italia rimane tra i Paesi europei quello con il tasso di occupazione degli under 35 più basso:  tra i 25 e i 34 anni solo il 60,3% lavora e questa situazione, denuncia Monducci, "costituisce una criticità per il presente e il futuro di queste generazioni, che rischiano di non avere una storia contributiva adeguata". "Il loro scarso impiego - prosegue il direttore - inoltre, indica una grave situazione di sottoutilizzo di un segmento di popolazione ad elevato impatto potenziale sullo sviluppo economico del Paese".

Non è “solo” un problema economico, è una questione molto più complessa ed impatta sullo sviluppo sano della persona e sulla “salute” di un’intera comunità.

La marginalizzazione economica e sociale dei giovani ha generato infatti una profonda crisi della fiducia, spesso una rottura del patto di cittadinanza.

Sempre più spesso incontriamo giovani ripiegati su se stessi (anche con derive patologiche), e giovani che “fuggono” dalla comunità ed emigrano all’estero per costruirsi là un futuro: questo spreco di risorse non è sostenibile per nessuna società.

Carles Feixa Pàmpols, professore di Antropologia Sociale presso l´Università di Lleida, specializzato nello studio delle culture giovanili, parla apertamente di un “vero e proprio giovanicidio economico, sociale e simbolico”.

I giovani (in particolare la fascia 25-34 anni) sono essenziali per lo sviluppo economico, per produrre innovazione, per l’incremento demografico, per generare coesione sociale e senso civico. Senza i giovani siamo condannati a non avere futuro.

Il CNCA dal 2004 si occupa di politiche giovanili, promuovendo a livello nazionale e di singole federazioni regionali, reti tra organizzazioni che promuovono progetti e azioni a favore del protagonismo dei giovani e della loro cittadinanza attiva. 

Dal 2006 ha creato un network di politiche giovanili con le principali reti nazionali: rete Iter, CGM Gruppo cooperativo consorzio Mestieri, Politichegiovanili.it; CESV, CEMEA. 

Ci si è posizionati rispetto al Ministero (Dipartimento Gioventù e Welfare), promuovendo la partecipazione dei giovani e il loro contributo per lo sviluppo organico e competitivo dei sistemi locali, la universalizzazione dei diritti sociali e civili, la crescita della cultura della legalità e della giustizia. 

Ha collaborato con Italia Lavoro per una riflessione congiunta su Garanzia Giovani e sulle altre misure europee e nazionali di occupabilità dei giovani; in Lombardia ha partecipato all’avvio e consolidamento del tavolo inter-direzionale per la programmazione dei Piani Territoriali Giovani

Nell’ultimo anno, è stato avviato un dialogo strutturato (nazionale e regionale) sul raccordo giovani talenti e beni comuni, per la rigenerazione del tessuto economico, sociale, urbano.
  • Chiediamo alle istituzioni di investire con coraggio in formazione, occupabilità, senso civico e coesione sociale. 
  • Chiediamo un Piano nazionale per i giovani e lo sviluppo del Paese che integri le diverse competenze ministeriali agendo come “effetto leva” rispetto ad altre risorse pubbliche e private.
  • Chiediamo che gli interventi territoriali promuovano la partecipazione dei giovani alla programmazione e alla gestione degli interventi stessi.
  • Chiediamo di dare fiducia ai giovani, perché dando fiducia ai giovani rendiamo migliori le comunità che abitiamo.

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