Il lavoro del futuro è smart, si fonda sulla fiducia e non ha colori, questo quanto emerge dalla ricerca condotta da Variazioni, società di consulenza specializzata in innovazione organizzativa e smart working.
L'indagine, che ha coinvolto un campione di 15.000 rispondenti del settore privato, di cui il 47% donne e il 53% uomini, ha fatto luce sullo stato dell'arte di aspettative e desiderata di manager e lavoratori mettendo in luce le (mancate) differenze tra donne e uomini nel relazionarsi col lavoro agile.
"Lontani dalla logica emergenziale a cui ci ha costretto il lockdown, una riflessione sul lavoro del futuro è adesso necessaria. Confuso troppo spesso con politiche di welfare pensate per donne e madri, lo smart working, adottato nella forma più autentica, richiede un percorso che agisca sul fronte culturale e organizzativo che deve essere adeguatamente governato e assimilato a tutti i livelli dell'organizzazione. – Commenta Arianna Visentini, co-fondatrice di Variazioni -
Nonostante ciò è importante notare come l'emergenza sanitaria, il lockdown e la conseguente adozione del lavoro da remoto, hanno permesso una ricomposizione e redistribuzione più eterogenea dei carichi di cura. Abbiamo infatti rilevato una stessa propensione e attenzione al work-life balance da parte di uomini e donne. Addirittura, le donne hanno percepito maggiormente i vantaggi del lavoro agile rispetto ai colleghi uomini, hanno avuto l'occasione di migliorare le proprie competenze lavorative e di stare in un contesto che ha facilitato la gestione dei propri tempi di vita.
Il motivo per cui lo smart working è fin troppo spesso confuso con uno strumento di welfare per donne e madri è da ricercare più a fondo nella cultura di genere dell'intero Paese, nelle disuguaglianze nel mercato del lavoro e sul fronte della carenza dei servizi per l'infanzia. Quanto preme precisare, è la natura neutra di quella che è una mentalità che investe l'intera azienda e che non andrebbe mai dipinta di rosa né relegata alle sole situazioni emergenziali".
IL LAVORO DEL FUTURO È SMART, SI FONDA SULLA FIDUCIA E NON HA COLORI
L'EMERGENZA DA CORONAVIRUS HA FATTO DA FACT CHECKER PER LO SMART WORKING RIVELANDONE BENEFICI PER MANAGER E LAVORATORI DI ENTRAMBI I SESSI
Milano, 18 agosto 2020 - Il lavoro del futuro è smart, si fonda sulla fiducia e non ha colori, questo quanto emerge dalla ricerca condotta da Variazioni, società di consulenza specializzata in innovazione organizzativa e smart working.
L'indagine, che ha coinvolto un campione di 15.000 rispondenti del settore privato, di cui il 47% donne e il 53% uomini, ha fatto luce sullo stato dell'arte di aspettative e desiderata di manager e lavoratori mettendo in luce la (mancate) differenze tra donne e uomini nel relazionarsi col lavoro agile.
"A emergenza sanitaria quasi conclusa, lavoratori e manager si ritrovano a fare un bilancio su come e quanto questa situazione abbia cambiato il proprio modo di lavorare e di relazionarsi con colleghi e team. L'emergenza sanitaria e il lockdown sono stati dei banchi di prova che hanno messo in evidenza come il lavoro agile sia un abilitatore di innovazione, una piattaforma win-win capace di generare valore per aziende e lavoratori in maniera indipendente rispetto al genere di appartenenza. – commenta Arianna Visentini, fondatrice di Variazioni – Uno strumento troppo spesso associato alle donne, lo Smart Working rivela la propria natura neutra. Lavoro agile significa conciliare meglio vita lavorativa ed extra-lavorativa, instaurare relazioni fondate sulla fiducia e svincolarsi dalle logiche del tesserino, del rosa e dell'azzurro".
Se lo Smart Working non è sinonimo di lavorare peggio, non significa nemmeno lavorare meno: il 60% degli intervistati ha dichiarato che la qualità della propria prestazione non ha subito variazioni mentre il 26% (di cui 25% uomini e 26% donne) ha constatato un miglioramento. A dichiarare che la propria vita privata non ha subito cambiamenti se non in positivo sono il 74% degli intervistati, evidenziando come le persone siano riuscite ad organizzarsi raggiungendo nuovi equilibri e modificando la concezione dei ruoli e degli spazi, anche urbani: la diversa collocazione spaziale non ha fatto venir meno il lavoro di squadra.
Tra gli elementi positivi segnalati dagli smart worker, le donne hanno messo particolarmente in rilievo i miglioramenti in campo tecnologico. Minime o nulle le differenze di genere per tutti gli altri aspetti indagati: l'aver creato nuove forme di collaborazione, l'aver messo in campo energie positive e l'essersi sentiti parte di una community virtuale sono aspetti che hanno accomunato entrambi i sessi.
Una rimodulazione del lavoro e della comunicazione con lavoratori e team ha coinvolto i vertici aziendali che hanno imparato a gestire le relazioni con più fiducia e consapevolezza oltre che a delegare. Il 58% di loro afferma che la propria prestazione lavorativa non ha subito variazioni, mentre per il 25% del campione questa è stata superiore agli standard abituali. Le relazioni improntate sulla fiducia sono state matrice di responsabilità tra gli smart worker che hanno raggiunto gli obiettivi prefissati nel 70% dei casi.
Se l'esperienza smart è stata positiva per i manager e lavoratori, maggiori difficoltà sono state riscontrate da chi non aveva avuto modo di attuare il lavoro agile in precedenza: solo il 42% di questi ha infatti dichiarato di essersi fatto trovare pronto a gestire l'emergenza contro il 64% dei navigati.
A Fase 3 inoltrata ci si interroga, dunque, su quali siano le modalità del lavoro del futuro. Dove solo il 2% degli intervistati non vede possibilità di adozione del lavoro agile, la maggioranza ne pronostica l'adozione integrale (76%) o parziale (22%). Quasi 9 lavoratori su 10 vorrebbero continuare a lavorare in smart working (87% donne e 84% uomini), mentre circa 8 manager su 10 ne consigliano l'adozione. Risultati che attribuiscono in maniera risolutiva l'aggettivo smart e il genere neutro al lavoro del futuro.
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