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lunedì 16 febbraio 2015

SCUOLA – Anief: sulle 150mila assunzioni nessun pericolo di sbilanciamento tra materie o Nord-Sud, urge invece il censimento e spostare nelle GaE tutti gli abilitati



Così risponde il sindacato ai supposti problemi “di mismatch disciplinare e territoriale” evidenziati oggi dalla Fondazione Agnelli, perché gli insegnanti che il Governo immetterà in ruolo la prossima estate “non sono quelli di cui la scuola avrebbe bisogno: troppi al Sud (dove ci saranno meno studenti) e troppo pochi di materie come la matematica”.

Marcello Pacifico (presidente Anief): il problema è quello sull’equivoco mai superato tra organico di fatto e di diritto. E, di conseguenza, sull’utilizzo indiscriminato negli ultimi venti anni in Italia dei contratti a termine, come ben sottolineato dalla Corte di Lussemburgo a fine novembre, ma mai evidenziato dai conniventi sindacati più rappresentativi. È per questo motivo che oggi l’Anief chiede al legislatore di creare una fascia aggiuntiva delle GaE, dove collocare tutto il personale abilitato. E chiede nello stesso tempo ai tribunali di stabilizzare tutti i lavoratori, anche non docenti, che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, prescindendo dalla presenza o meno nelle graduatorie.

L’assunzione di 150mila docenti precari della scuola non comporta alcun “boomerang per la scuola” né problemi “di mismatch disciplinare e territoriale”, come oggi ha sostenuto sul Corriere della Sera la Fondazione Agnelli, poiché gli “insegnanti che si stanno per assumere non sono quelli di cui la scuola avrebbe bisogno: troppi al Sud (dove ci saranno meno studenti) e troppo pochi di materie come la matematica”.

Così risponde l’associazione sindacale Anief all’approfondimento critico realizzato dalla fondazione torinese sugli effetti della prossima storica stabilizzazione degli insegnanti nella scuola italiana decisa dal Governo e finanziata con la Legge di Stabilità 2015: si tratta di un risultato che deriva dalle tante battaglie condotte a partire dal 2010 dallo stesso sindacato autonomo, quando denunciò il danno prodotto ai precari italiani, costituendosi in Corte Costituzionale, cui seguirono migliaia di ricorsi presentati nei tribunali del lavoro italiani, che si vanno a sommare alla miriade di denunce pervenute alla Commissione Europea, proprio per l’incompatibilità della normativa nazionale rispetto alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a termine.

Ora, dopo che la Corte di Giustizia europea ha dato piena ragione alla tesi del giovane sindacato, lo scorso 26 novembre, con il Governo costretto, non è certo un caso, ad assumere per la prima volta in una sola annualità così tanti docenti precari, si sostiene che queste assunzioni nascondono “problemi di equità” territoriale e pericoli di “qualità del profilo professionale” per mancanza di adeguata esperienza per una parte di prossimi docenti da assumere.

“Non c’è nessuno squilibrio tra docenti e posti del Nord e del Sud – ribatte Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – perché il personale verrà assunto sulla base di graduatorie di merito conseguenti a concorsi pubblici e a tirocini abilitanti: in tutti i casi, anche in occasione dei più recenti corsi di abilitazione organizzati attraverso i Tfa, i candidati docenti sono stati sempre selezionati sulla base di un numero di posti vacanti determinato dagli Uffici scolastici regionali”.

“Il vero problema, piuttosto, è quello sull’equivoco mai superato tra organico di fatto e di diritto. E, di conseguenza, sull’utilizzo indiscriminato negli ultimi venti anni in Italia dei contratti a termine, come ben sottolineato dalla Corte di Lussemburgo a fine novembre, ma mai evidenziato dai conniventi sindacati più rappresentativi. È per questo motivo, proprio perché è stata evidenziata questa stortura, che oggi l’Anief chiede al legislatore di creare una fascia aggiuntiva delle GaE, dove collocare tutto il personale abilitato. E chiede nello stesso tempo ai tribunali di stabilizzare tutti i lavoratori, anche non docenti, che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, prescindendo dalla presenza o meno nelle graduatorie”.

Il sindacato dice quindi basta ai messaggi riportati da certi studi e rapporti nazionali, che non tengono conto della completa certificazione dell’esistente e dei diritti di tutti i lavoratori precari: su questo punto, rispetto alla realizzazione dell’organico di fatto del personale, anche il Governo ha ammesso di aver sbagliato, annunciando un censimento sui posti effettivamente liberi di cui però si sono perse le tracce. E comunque cautelandosi, proponendo con ‘la Buona Scuola’ una parte delle assunzioni su organico funzionale, quindi anche su posti non disponibili, a costo di assumersi più di qualche rischio rispetto alle esigenze della didattica.

In conclusione, Anief respinge sul nascere qualsiasi polemica sulla collocazione geografica dei posti e sulle aree di provenienza dei prossimi docenti da assumere. Come non reputa proficuo, per il sistema scuola, parlare di sbilanciamento delle assunzioni su alcune materie piuttosto che su altre. I punti fermi, per i quali occorre battersi sono, invece, la salvaguardia dei diritti di stabilizzazione per almeno 60mila docenti abilitati ma fuori dalla GaE, che rischiano di rimanere precari a vita. E di tutti coloro che hanno svolto almeno tre anni di servizio su posti liberi. Il sindacato conferma che si impegnerà al massimo per tutelare questi lavoratori, in Parlamento e nei tribunali della Repubblica.

Per approfondimenti:








16 febbraio 2015                                                                                           

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