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mercoledì 9 settembre 2015

SCUOLA. È caccia al supplente: gli uffici scolastici non riescono ad assegnare la maggior parte delle 100mila cattedre scoperte



A Genova su 77 cattedre libere della scuola primaria, appena 18 ne sono state assegnate. E alle superiori diverse graduatorie di classi di concorso sono risultate esaurite e molti posti, sia cattedre intere che spezzoni, sono rimasti disponibili e tornati alle scuole. Dove i dirigenti dovranno nominare sino “ad avente diritto”. 

Addirittura quest’anno i contratti conferiti dagli ex Provveditorati agli Studi contengono la stessa clausola, perché in corso d’anno potrebbero subentrati i nuovi immessi in ruolo. Ma la Buona Scuola non doveva cancellare la ‘supplentite’?

Marcello Pacifico (presidente Anief): la verità è che si è creato un sistema burocratizzato e di difficile attuazione, con effetti che si ripercuoteranno sulla didattica. Eppure la soluzione era a portata di mano: collocare tutti i docenti abilitati all’insegnamento tra gli aventi diritto al piano assunzioni. L’assurdo è che aver negato questa procedura ha comportato che quei posti verranno comunque assegnati agli stessi prof.

La riforma della scuola non sono non ha debellato il precariato, ma lo ha addirittura amplificato. Perché in questi giorni gli uffici scolastici territoriali, quelli che una volta si chiamavano Provveditorati agli Studi, stanno riscontrando grosse difficoltà a conferire le supplenze annuali su posti vacanti, con durata continuativa sino al 30 giugno o al 31 agosto 2016. I primi casi si sono riscontrati a Genova, dove su 77 cattedre libere della scuola primaria solo 18 sono state assegnate. Il medesimo copione si è ripetuto, nella stessa città, per le superiori, visto che “si è registrato lo stesso caso di mancata assegnazione di supplenze, per assenza di candidati. Molte graduatorie di classi di concorso come la A059, A049, A043 sono risultate esaurite e molti posti, sia cattedre intere che spezzoni, sono rimasti disponibili e sono così tornati alle scuole”. Anche dalle altre province stanno pervenendo situazione simili.

Non spetta al sindacato fare un’analisi sociologica di questa situazione e dei motivi che, in certi casi, possono portare il docente supplente a non accettare la nomina. Ciò che conta è che i dirigenti scolastici, in vista dell’imminente confusionario avvio del nuovo anno scolastico, dovranno sobbarcarsi l’onere di convocare e nominare tantissimi docenti da graduatorie d’Istituto. Con inevitabili ripercussioni negative sulla didattica. Perché, in attesa che provengano le comunicazioni ufficiali dagli uffici scolastici territoriali sulle graduatorie esaurite, le nomine saranno di tempi ridotti. Solo successivamente, tra qualche settimana, potranno essere conferite quelle annuali. Con cambio in corsa del docente.

Ma non è tutto. Perché quest’anno anche le supplenze di lunga durata sottoscritte con i supplenti “pescati” dalle graduatorie ad esaurimento, sono diventate soggette a decadere in corso d’anno. Perché nel contratto di lavoro, predisposto degli uffici periferici del Miur, è appara la dicitura “fino all’avente diritto”. Ciò perché quello stesso posto, oggi affidato ad un precario, potrebbe essere ricoperto, fino alle 23,59 di venerdì prossimo, da un insegnante immesso in ruolo attraverso la fase B del piano di riforma. Con 4mila docenti che però attenderanno solo le ultime ore per prendere la fatidica decisione se essere assunti a centinaia di chilometri da casa.

“Quanto sta accadendo è davvero paradossale – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – perché si è creato un sistema altamente burocratizzato e di difficile attuazione, con effetti che si ripercuoteranno inevitabilmente sulla didattica, quando la soluzione era a portata di mano: collocare tutti i docenti abilitati all’insegnamento tra gli aventi diritto al piano di assunzioni. L’assurdo è che aver negato questa procedura ha comportato che, comunque, quei posti verranno assegnati agli stessi docenti. Solo che non saranno stati immessi in ruolo, con decine di migliaia di posti destinati alle assunzioni che andranno persi, e arriveranno a ricoprire la cattedra dopo la nomina di più supplenti. Intanto, in 7mila sono stati spediti illegittimamente fuori regione. Mentre altri 40mila precari hanno detto no al ricatto del ruolo a distanza. E la chiamano La Buona Scuola…”, conclude amaramente Pacifico.

Per approfondimenti:


I 66mila precari che chiedono una cattedra (Corriere della Sera del 14 agosto 2015)
















L’algoritmo-lotteria che sceglie i prof (Corriere della Sera del 4 settembre 2015)



(Orizzonte Scuola dell’8 settembre 2015)



9 settembre 2015                                                                                                

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