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martedì 15 dicembre 2015

Workshop LIFE – RESAFE: presentazione dei risultati preliminari ottenuti nell’ambito di un progetto per trasformare materie organiche di scarto in un fertilizzante di qualità

Workshop LIFE – RESAFE: presentazione dei risultati preliminari ottenuti nell'ambito di un progetto per trasformare materie organiche di scarto in un fertilizzante di qualità



Nella giornata di lunedì 14 dicembre 2015, a Faenza è stato realizzato un workshop per la presentazione dei risultati ottenuti nell'ambito del progetto RESAFE finanziato dalla Unione Europea all'interno del programma per l'ambiente e per il clima (LIFE). Ai saluti dell'Assessore all'agricoltura del comune di Faenza (Dr.Paolo Bandini) che ha riportato l'interesse della propria amministrazione per le tematiche di salvaguardia ambientale, hanno fatto seguito quelli di ENEA e ASTRA nella veste di organizzatori dell'evento. Il progetto biennale, avviato a gennaio 2013 è arrivato alle sue battute conclusive dovendosi chiudere entro fine dicembre, pertanto sono stati presentati al pubblico i risultati sia delle attività di laboratorio sia quelli di campo. I lavori sono stati aperti da una relazione del Dr. Costantino Raspi della società CGS che ha presentato le nuove opportunità per la progettazione in ambito europeo. A questo ha fatto seguito la relazione della Prof.ssa Silvia Serranti del Dipartimento Ingegneria Chimica Materiali Ambiente (Università La Sapienza di Roma) coordinatrice del progetto che ha riassunto le principali attività sviluppate all'interno di RESAFE dal proprio Dipartimento e dagli altri partner: CSIC-CEBAS Spagna, ENEA Italia, Astra Innovazione e Sviluppo, agenzia per la sperimentazione tecnologica e la ricerca agroambientale, e ENIA Cipro.

Sono stati illustrati in modo chiaro gli obiettivi del progetto che in primo luogo voleva dimostrare come la produzione e l'utilizzo di fertilizzanti organici a salinità ridotta siano un'interessante opportunità per una parziale sostituzione di concimi a base chimica, il cui utilizzo in campo agricolo è estremamente diffuso, con livelli decisamente elevati in termini di impatto ambientale.

L'Ing. Alice Dallara dell'Enea ha ripercorso le tappe che hanno portato alla produzione di una quantità di concime di qualità da utilizzare per le prove di concimazione in campo. In particolare si è soffermata sulle matrici utilizzate: compost, pollina o letame di cavallo, Biochar (residuo della pirolisi in impianti per produzione di energia) e su un complesso enzimatico (PAV) brevettato a livello europeo dalle società AMEK e CTI di Imola, che ha un ruolo importante nella preparazione del concime. Le matrici miscelate fra di loro secondo un rapporto definito da prove effettuate in laboratorio, dopo l'aggiunta del PAV viene lasciato reagire per almeno 3 mesi prima di utilizzarlo sulle diverse colture.

Al Dr. Carlos Garcia Izquierdo è stato lasciato il compito di ribadire il ruolo importante della sostanza organica nel suolo e di presentare le attività sia di laboratorio che di campo realizzate in Spagna. E' stato ribadito come sia necessario proteggere e incrementare la fertilità naturale dei terreni i quali, sottoposti per anni alla distribuzione di sostanze chimiche, rischiano di perderla. Questo può essere attuato salvaguardando e favorendo l'incremento della componente biologica dei terreni, che, al contrario, può essere preservata con l'apporto di concimi organici".

In particolare sono stati presentati dati che dimostrano come il Concime "RESAFE" fornisca risultati interessanti su alcune colture mentre su altre occorrono ancora approfondimenti.

Il dr. Xanthos Pattichis per conto dell'ENIA ha presentato le attività realizzate a Cipro per la preparazione del concime e per il suo utilizzo su colture orticole.

Il dr. Vanni Tisselli di ASTRA ha chiuso la presentazione dei dati di campo, illustrando l'andamento del concime RESAFE a confronto con concimazioni minerali per verificarne la totale o parziale sostituzione. E' stata presentata una sintesi dei risultati ottenuti nell'ambito delle 12 prove di campo che lasciano intravedere prospettive interessanti meritevoli di ulteriori approfondimenti.

A chiusura del workshop sono state presentate due relazioni a cura del Prof. Giuseppe Bonifazi dell'Università La Sapienza di Roma e dell'Ing. Alessandra Zamagni che hanno trattato rispettivamente il tema delle analisi iperspettrali, utilizzate come metodo di analisi rapido e non distruttivo e quello dell'analisi degli impatti ambientali valutati all'interno del progetto attraverso l'applicazione della metodologia LCA (Life Cycle Assesment).

Dopo aver riservato spazio per la discussione, il workshop si è concluso con l'intervento del Dr. Mario Montanari dirigente dell'Assessorato Agricoltura e pesca della regione Emilia-Romagna che ha sottolineato l'importanza di promuovere progetti in ambito europeo ma soprattutto di creare reti fra i diversi progetti per sviluppare le opportune sinergie.

Nel pomeriggio i lavori sono continuati con un workshop sul progetto AFTER-CU coordinato dalla prof.ssa Stefani Tegli del DISPAA dell'Università di Firenze che vede coinvolti il CEBAS-CSIC della Spagna, il CNR di Pisa, ASTRA Innovazione Sviluppo s.r.l. di Faenza e l'Azienda Soldano.

Detti gli obiettivi del progetto che sono quelli di ridurre l'impiego del rame in agricoltura, sono state richiamati i meccanismi d'azione di alcuni polipeptidi che hanno la capacità di bloccare lo sviluppo di alcuni batteri patogeni presenti su specie campione quali l'olivo, il kiwi e il limone. Sono state descritte le molteplici attività realizzate in laboratorio e anche le risultanze di prove effettuate su piante in vivo. Sono stati presentati i risultati ottenuti, alcuni dei quali ancora parziali. Il pubblico presente ha colto con particolare interesse la presentazione dei meccanismo d'azione dei polipeptidi, auspicando di poter arrivare presto alla preparazione di quantitativi in grado di poter gestire prove di difesa su vaste superfici. E' stato infine ribadito il ruolo importante che il progetto potrebbe giocare nel contenimento del rame che come è noto è un elemento pericoloso che ha già subito restrizioni nell'impiego sulle colture agrarie.



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