Marcello Pacifico, presidente Anief, commenta l’annuncio
da parte delle istituzioni dell’imminente pubblicazione dei bandi della selezione
pubblica nazionale: non promettono nulla di buono, perché lasciano irrisolta la
mancanza di prospettive per 100mila supplenti delle graduatorie d’istituto;
come rimangono inalterati i problemi cronici di sostegno e scuola
dell’infanzia, i cui docenti abilitati inseriti nelle GaE sono stati
‘congelati’ in attesa delle riforma del settore ancora in alto mare;
continuando a mancare l’anagrafe dei posti effettivamente vacanti, rimangono in
vita 50mila cattedre mascherate al 30 giugno ed invece pienamente libere. La
prossima estate la situazione diverrà ancora più caotica, con la chiamata
diretta dei presidi che produrrà nuovi rimescolamenti nell’assegnazione delle
cattedre. Rimangono poi immotivate le esclusioni dal concorso dei giovani
laureati, dei precari con 36 mesi di servizio e del personale già di ruolo.
Come è da dimostrare che l’aggregazione delle classi di concorso porterà
benefici: siamo convinti del contrario.
“Quelli
che verranno pubblicati nella prima decade di febbraio – continua il
sindacalista Anief – sono dei bandi che oltre alla stabilizzazione di nuovo
personale, non promettono nulla di buono. Perché lasciano immutato e irrisolto
il problema dei 100mila docenti precari, iscritti nelle graduatorie d’Istituto,
senza prospettive di assunzione a tempo indeterminato. Perché non c’è traccia
di provvedimenti risolutivi al problema dell’alta precarizzazione dei docenti
di sostegno: quest’anno ne sono stati assunti circa 35mila in deroga
all’organico di diritto, costringendo decine di migliaia di alunni disabili di
cambiare insegnante o di vederselo assegnato in corso d’opera”.
“Allo
stesso modo – dice Pacifico – non viene data una soluzione al problema delle
supplenze croniche. Perché oltre la metà dei 55mila docenti rimasti nelle
graduatorie ad esaurimento appartengono a quella scuola dell’infanzia che
continua ad essere bistrattata: per i maestri degli alunni da 3 a 6 anni,
infatti, non sono state realizzate assunzioni con il potenziamento scolastico,
la fase C del piano straordinario della Buona scuola. E ne sono state prevista
appena 5mila con il prossimo concorso a cattedra. Mentre rimane in alto mare
quella riforma, prevista dalla Legge
107/2015, che permetterebbe di far appropriare allo Stato un ‘pezzo’ di
scuola oggi delegato in gran parte alle istituzioni locali e private. Con tutti
questi docenti della scuola dell’infanzia rimasti bloccati, anzi ‘congelati’,
come si fa a dire che nei prossimi tre anni sparirà il precariato nella
scuola?”.
Il giovane
sindacato, inoltre, prevede l’avvio di un alto numero di ricorsi per
l’immotivata esclusione di troppi candidati dal concorso per nuovi docenti:
rimangono fuori i giovani laureati, contravvenendo alle sentenze
definitive di Tar e Consiglio di Stato Consiglio
di Stato, che come ha detto sempre l’Anief sostenevano esattamente il contrario;
come non trovano spazio i precari con 36 mesi di servizio svolto, a dispetto
delle posizioni della Corte di Giustizia europea sull’abuso di precariato; come
vengono ancora illegittimamente lasciati fuori migliaia di docenti di ruolo che
hanno invece pieno diritto a concorrere per un posto diverso da quello che
ricoprono oggi.
Anief
ritiene poi che per superare questa piaga tutta italiana, del ricorso reiterato
alle supplenze, amministrazione scolastica e governo hanno perso l’ennesima
occasione: perché non sono stati trasformate in cattedre annuali sino al 30
agosto dell’anno successivo tutte quelle oggi assegnate limitatamente al 30
giugno, seppure si trattasse di posti vacanti? Sarebbe bastato, per
quantificarne il numero, che il Miur avesse chiesto ai dirigenti quali
supplenze avessero conferito per normali sostituzioni. E quali invece, per il
sindacato sono almeno 50mila, risultano posti effettivamente liberi su cui
poter immettere in ruolo.
Le
questioni irrisolte, e che rimarranno tali anche dopo il concorso a cattedra in
arrivo, riguardano poi anche le cervellotiche procedure di mobilità introdotte
con la Legge 107/15: dopo aver girovagato per due mesi nelle scuole alla
ricerca di improbabili progetti, ancora da approvare attraverso il Pof
triennale varato solo in questi giorni, i 48mila neo-assunti con la Buona
Scuola dovranno anche passare, nella prossima estate, nella chiamata diretta da
parte dei presidi: preludio, quindi, di un cambiamento di sede.
“Riteniamo
poi davvero deficitario il rinnovo delle classi di concorso – riprende Pacifico
– perché il loro accorpamento non porterà benefici alla qualità didattica.
Anzi, la peggiorerà. Basti pensare che in poco più di un mese, tantissimi
candidati alla selezione, saranno costretti a confrontarsi e a studiare
programmi che non hanno mai affrontato, se non marginalmente, in cinque anni di
università. E poi, a cosa è servito aver avviato dei corsi abilitanti per quasi
100mila docenti negli ultimi tre anni - tra Tfa, Pas, Scienze della formazione
primaria e all’estero – secondo le vecchie regole, se ora si costringono questi
stessi docenti a confrontarsi con altri contenuti disciplinari finalizzati ad
insegnare altre discipline rispetto alle quali si sono formati?”.
Viene
infine da chiedersi per quale motivo si continua a dire che i dirigenti
scolastici necessitano di formazione professionale adeguata, per poi
sistematicamente
lasciarli soli a gestire gli istituti. Con problematiche e complessità ancora
più lievitate con la scuola dell’autonomia. Lo sa bene il sindacato, che
proprio per i dirigenti scolastici ha organizzato e continuerà ad organizzare
corsi formativi di primo livello, in collaborazione con
Eurosofia.
Per approfondimenti:
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