Milano,   28 aprile 2016 - Le ultime stime parlano di circa 350.000 studenti dislessici in Italia, che equivale a una percentuale fra  il 3 e il 5% della popolazione  scolastica. A spanne, in una classe di 25 bambini è probabile che questa  difficoltà si manifesti in, almeno, 2 ragazzi. Il percorso scolastico  per un ragazzo dislessico è spesso causa di profonda frustrazione e abitudine  all'insuccesso. Le scuole non sono preparate molto spesso a far fronte a questa  caratteristica e il risultato è: disamore per lo studio e profonda  frustrazione.
Con la maturità alle porte cresce  anche l'ansia da prestazione, è bene ricordare che gli studenti dislessici  hanno a disposizione gli stessi strumenti di cui hanno usufruito durante l'anno  scolastico:  "All'esame, sia di maturità che per gli altri livelli di studio  inferiore, vale tutto quanto stabilito nel PDP (Piano Didattico  Personalizzato) durante l'anno (articolo 10 del D.P.R.22/6/2009, n.122 e  dal relativo DM n.5669 12 luglio 2011 di attuazione della Legge 8 ottobre 2010,  n. 170, recante Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento  in ambito scolastico e Linee Guida allegate al citato DM n. 5669/2011). I genitori devono quindi controllare con  molta attenzione il PDP che firmano ad inizio anno, e verificare che venga  rispettato. Deve essere chiaro come la stessa misura vada adottata anche  durante gli esami di maturità", spiega Alessandro  Rocco, co-fondatore di W LA  DISLESSIA!, progetto nato nel 2010 con l'obiettivo di  creare un metodo per aiutare ragazzi e bambini con difficoltà di apprendimento.
"Nel corso di questi anni abbiamo  avuto modo di verificare come ci sia stato un incremento dei ragazzi dislessici che hanno superato brillantemente  l'esame di maturità. Il nostro intervento facilita la preparazione dei ragazzi attraverso  la simulazione di esperienze simili a  quella che incontreranno in sede di esame. Inoltre li accompagniamo nell'organizzazione  e li sosteniamo con un lavoro sull'esposizione, sulla gestione del  materiale/strumenti, sulla presentazione della tesina, e accordandoci prima con  il team insegnanti. Ogni anno registriamo un  netto miglioramento nel risultato finale. I ragazzi sono più sereni e  affrontano l'esame con molta più tranquillità", aggiunge Rocco.
Non va poi dimenticato che ci sono poi diverse soluzioni che i ragazzi possono  adottare e che gli insegnanti sono tenuti ad accordare. Spesso però sono le  famiglie stesse ad ignorare la possibilità di richiedere questi ausili, e ciò  finisce inevitabilmente col compromettere il risultato finale. "Ai genitori diamo alcune indicazioni  pratiche, sull'iter da seguire con la scuola – prosegue Rocco, che aggiunge - indicando nel dettaglio quali sono le soluzioni che  hanno funzionano meglio per il ragazzo (maggior tempo a disposizione, uso del  PC…). E' fondamentale rendere ufficiali le richieste attraverso raccomandata  alla scuola, perché così non c'è possibilità di 'errore'. Questa lettera viene  allegata al PDP del ragazzo di modo che la commissione d'esame, in particolare i  commissari esterni e il presidente di commissione, abbiano a disposizione una  serie di indicazioni precise su cosa fare".
Inoltre, gli studenti dislessici possono usufruire anche di una serie di sostegni in fase di esame. "La maggior parte delle famiglie che  affianchiamo non sanno ad esempio, che, durante  la prima prova, il figlio può usufruire della lettura di tutte le tracce da  parte di un componente della Commissione, il che si traduce in diminuzione  dell'ansia e della frustrazione", specifica ancora Rocco.
Allo stesso modo, allo studente dislessico è consentito l'uso del pc con il correttore ortografico  e nella valutazione la commissione deve tener conto del contenuto e delle capacità  lessicali ed espressive, e meno della forma (lo stesso vale per le lingue straniere).
Durante la seconda e la terza prova,  oltre al pc, i ragazzi dislessici  hanno anche diritto a consultare mappe e  riassunti e, se ne hanno bisogno, anche ad utilizzare la calcolatrice e i formulari. "Tutto ciò non si  traduce in un privilegio o in un vantaggio, perché semplicemente vengono dati  degli strumenti utili a migliorare la performance (un po' come per un miope  usare gli occhiali)".
Infine, i quesiti per la 3^  prova devono essere di numero uguale a quelli del resto della classe, ma  possono essere ridotti in termini di complessità, come prevede il dm  429/2000 o, in alternativa, è possibile concedere al candidato del tempo supplementare. 
La tesina infine può essere per un  dislessico una grande opportunità per dimostrare quello che sa fare, se il  ragazzo sceglie di presentare un approfondimento relativo a qualcosa che  lo appassiona, con modalità che gli appartengono: "Ma questo non vale solo per un ragazzo dislessico: chi non sarebbe più  appassionato a creare qualcosa di personale in cui poter far emergere il  proprio talento?", si domanda Rocco.
E nel resto del mondo? Nei paesi  di lingua anglosassone la  percentuale dei bambini dislessici è del 17%,  mentre in Francia è di circa l'8%. "Questo accade perché, sebbene le basi biologiche della dislessia siano  universali, è la complessità ortografica di ciascuna lingua a determinare la  gravità con cui si evidenzia il disturbo, il cui sintomo principale è la  difficoltà a leggere e scrivere in modo corretto e fluente", specifica  ancora Rocco. La lingua italiana, infatti, ha un'ortografia assai meno ambigua  delle altre due. In inglese, per rappresentare 40 fonemi, cioè 40 suoni,  esistono ben 1.120 combinazioni diverse di lettere (grafemi), e spesso la  stessa combinazione ha per risultato un suono differente, mentre in francese a  volte lo stesso fonema può essere rappresentato da più gruppi di lettere: in entrambe  le lingue, insomma, capita di frequente che sia possibile leggere o pronunciare  correttamente una parola solo se la si è imparata in precedenza. In italiano,  invece, 33 grafemi bastano a rappresentare 25 fonemi, e questa maggiore  semplicità del rapporto tra suoni e lettere scritte rende molto più facile  scriverla e leggerla. 
W  LA DISLESSIA! nasce nel 2010 con l'obiettivo di creare un metodo per aiutare  ragazzi e bambini con difficoltà di apprendimento e per liberarli da una vita  di frustrazione e insuccesso, affiancando al contempo le famiglie e le scuole  in questo percorso. Il metodo di W LA DISLESSIA! è innovativo e si differenzia  da tutti gli altri già esistenti in quanto fa perno non solo sull'individuo  dislessico ma su tutto il contesto che lo circonda, coinvolgendo in prima  persona la famiglia e la scuola.  
W  LA DISLESSIA! è un titolo di rottura scelto volontariamente. La dislessia è un  modo diverso di percepire la realtà: i ragazzi che hanno questa caratteristica  hanno modalità di apprendimento diverse, che W LA DISLESSIA! si prefigge di  valorizzare attraverso percorsi specifici per ognuno.
 
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