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giovedì 4 febbraio 2016

La schiavitù, oggi? Il Nobel per la pace Satyarthi ne discute in Statale




Kailash Satyarthi è il fondatore e il simbolo della Global March Against Child Labour, la campagna internazionale per la difesa dei diritti dei minori e contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Grazie al suo lavoro e alla sua dedizione, in India milioni di bambini sono stati salvati da condizioni di schiavitù, e la legislazione nazionale è stata adeguata per proteggere l'infanzia e tutelare il diritto all'istruzione.
Per la sua lotta non violenta contro il lavoro minorile e per i diritti dell'infanzia, nel 2014 Kailash Satyarthi è stato insignito del premio Nobel per la Pace, insieme a Malala Yousafzai.

Oggi Kailash Satyarthi è impegnato nella lotta al traffico di esseri umani, parte di una più ampia campagna internazionale contro la schiavitù moderna.

L'ONG Mani Tese, che ha collaborato a lungo con Kailash Satyarthi nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile, lo ha invitato in Italia nell'ambito del lancio della campagna contro le schiavitù moderne.

L'Università Statale di Milano, che ospiterà l'incontro, da anni collabora alle iniziative di Mani Tese: nel triennio 2011-2014 l'Ateneo è stato coinvolto in un progetto di lotta alla desertificazione in Burkina Faso (www.manitese.it/progetto/lotta-integrata-alla-desertificazone-e-rafforzamento-della-sicurezza-alimentare/), mentre per il biennio 2015-16 la Statale è partner in un progetto finanziato da Fondazione Cariplo, Regione Lombardia e Comune di Milano per sostenere alcune cooperative femminili in Benin (www.manitese.it/progetto/impresa-sociale-al-femminile-e-percorsi-educativi-per-la-valorizzazione-delle-filiere-agricole-locali/).


La schiavitù moderna
Nel mondo ogni anno tra i 21 e i 351 milioni di persone sono vittime di forme di "schiavitù moderna" – traffico di esseri umani, lavoro forzato, sfruttamento, schiavitù da debito, gravi violazioni del diritto del lavoro – generando profitti che si aggirano intorno ai 139 miliardi di euro.

Il principale settore in cui vengono sfruttate le vittime è lo sfruttamento sessuale (circa un quinto delle vittime), ma sono numerosi i settori che impiegano questi milioni di schiavi: agricoltura, edilizia, industria manifatturiera, industria dell'intrattenimento, accattonaggio, servitù domestica, reclutamento nelle forze armate governative e ribelli, commercio di organi, adozioni illegali.

Il rischio di diventare vittime di forme moderne di schiavitù aumenta in maniera direttamente proporzionale all'aumento delle vulnerabilità personali e sociali: povertà, genere, grado di istruzione, mancato o inadeguato accesso a risorse e servizi, appartenenza a un gruppo socialmente emarginato (popolazioni indigene) o discriminato (minoranze). Eventi naturali estremi o catastrofici, guerre e condizioni di grave instabilità che costringono le persone a spostarsi internamente o verso l'estero aumentano esponenzialmente questi rischi. 

A loro volta le vulnerabilità personali e sociali sono l'inevitabile conseguenza di un sistema economico iniquo e insostenibile, un sistema che punta a sfruttare risorse umane e materiali senza la giusta compensazione dei costi a carico degli ambienti naturali e delle popolazioni ove avviene la produzione, a massimizzare i profitti minimizzando i costi di produzione. 

Le istituzioni politiche nazionali e internazionali non sempre possono o vogliono regolare le attività di impresa, e tutelare i diritti fondamentali delle persone ed egli ecosistemi.



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