Sono stati pubblicati quattordici bandi di gara per la concessione delle reti gas, solo quattro di questi sono stati inviati all'AEEGSI per il parere preliminare, altri due sono in corso di esame: quasi tutti sono stati impugnati da Italgas, in generale con la stessa motivazione prevalente, ossia che le gare non si possono svolgere in pendenza dei giudizi da parte del TAR Lazio e del Consiglio di Stato a seguito dei ricorsi dei gestori. Seguono alcuni dei punti "caldi" in discussione:
1) in sostanza il primo concessionario dei comuni italiani (oltre 1550 comuni e 6,5 milioni di utenti), controllato dal Ministero dell'Economia attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, contesta la validità dell'impianto normativo che presiede allo svolgimento delle gare, prevedendo termini perentori, commissariamenti e penali per i comuni inadempienti.
I comuni si trovano così tra incudine dello Stato e martello di una società controllata dal Ministero dell'Economia che dicono l'esatto opposto, è il caso che il Governo faccia pace con se stesso e con gli enti locali per dare certezza del diritto in una materia che tocca pesantemente le tasche di tutti i cittadini.
2) il bando tipo predisposto dal MISE sconta il fatto che non si adatta alle esigenze del territorio dei 177 ambiti, prevede un'articolazione del punteggio di gara e clausole che non sono pro-competitive, favorendo di fatto il successo dei diversi "incumbent" degli ATEM ed intervenendo in modo da commissariare la "lex specialis" di gara anche nelle materie che il legislatore aveva voluto collegare al territorio, ossia gli interventi di efficienza energetica.
3) il D.Lgs. 164/2000 (Decreto Letta), che governa la materia, prevedeva di avviare il processo di liberalizzazione sin dal 2005, con le ultime proroghe siamo arrivati al 2012, da allora vige un regime di tacita prorogatio a tutto vantaggio dei circa 230 gestori, che presumibilmente si ridurranno a 30/40; nel frattempo ha avuto un forte sviluppo la tecnologia del GNL e quindi mentre la normativa prevede che vi sia un unico distributore di gas metano nell'ambito, non vi sono impegni di quest'ultimo per lo sviluppo del GNL per l'autotrazione, la portualità, il territorio.
4) i comuni non metanizzati sono oltre 1200, nel caso siano forniti da GPL il costo energetico è almeno il doppio del metano, a scapito delle famiglie e delle imprese, favorendo così lo spopolamento dei territori pedemontani; non sono previste nel bando tipo clausole di salvaguardia per tali comuni, i quali, se non è prevista la loro metanizzazione, resterebbero per altri 12 anni privi delle forniture di metano, compreso il GNL che potrebbe essere distribuito con carri bombolai o con le nuove tecnologie di refrigerazione.
5) AEEGSI sembra affrontare le varie questioni che emergono con comportamenti auto referenziali, richiedendo fino a tre mesi per approvare gli scostamenti VIR/RAB nelle valutazioni dei comuni con le loro motivazioni, altri due mesi per approvare il bando di gara (mentre il DM 226/2011 prevede un mese), attivando un complesso sistema di dialogo attraverso una piattaforma criptata che i comuni gestiscono con estrema difficoltà: probabilmente vanno migliorate le comunicazioni inter-istituzionali per il buon esito delle gare stesse, ad esempio, per la valorizzazione nel bando di gara dei cespiti di proprietà (o a devoluzione gratuita) dei Comuni, il MISE attraverso una FAQ ne prevede la valorizzazione in base alla RAB mentre il DM 106/15 all'art. 7 bis indica il meccanismo del VIR, più favorevole ai comuni.
In conclusione esiste il forte rischio che, al termine delle procedure di gara, la liberalizzazione si sia attuata riducendo dell'80% gli operatori e i costi della distribuzione siano decisamente aumentati, a fronte di un auspicabile efficientamento del sistema e di una maggiore attenzione del sistema degli enti locali in materia.
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